giovedì 24 gennaio 2008

Quando la posta non è prioritaria

Il collasso nel recapito al quale stiamo assistendo in questi giorni è l’epilogo di un percorso di gestione dell’azienda pubblica che ha risanato i conti mettendo da parte la core mission.
Come è possibile che Poste Italiane abbia un Ebit pari al 16% dei ricavi contro il 13% di TNT e il 5% dell’azienda tedesca se gli italiani non ricevono corrispondenze (solo 100 pezzi all'anno pro capite, un terzo della media europea), mentre le altre aziende sono colossi internazionali? Il gruppo Poste, caso unico nel panorama europeo, non ha più il recapito come core business, (nel 2006 ha conseguito ricavi per 10,4 miliardi nei servizi assicurativi e di bancoposta e solo per 5,4 nei servizi postali) ma ai privati che lo desiderassero è vietato entrare nel mercato.
Nel 1999, recependo la direttiva europea che avviava la liberalizzazione, il mercato in Italia è stato totalmente monopolizzato in favore dell'azienda pubblica e le concessioni agli operatori privati revocate. La conseguenza è che Poste Italiane è ancora monopolista di fatto nei segmenti in cui non lo è più di diritto e dopo che il regolatore ministeriale ha trasformato (nel 2006) tutte le corrispondenze in prioritarie, abolendo il francobollo ordinario, oggi la posta… ha smesso di arrivare.
(Commento pubblicato sul Sole XXIV Ore del 23 gennaio, p. 16)

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' da un anno che compro libri su Amazon. E sono sei mesi che arrivano sistematicamente in ritardo. Inizialmente era perchè i sequestratori di pacchi della Dogana dovevano spillarmi qualche soldo, ma ora che ho imparato che basta fare pacchi piccoli (meno di 50€) i ritardi continuano...

LF