mercoledì 31 dicembre 2008

Viva il Papa Re

Il Vaticano non recepirà più le leggi italiane, perché sono troppe, mutevoli e contraddittorie. Santo liberismo!

sabato 27 dicembre 2008

In italiano "economic freedom" si traduce statalismo

Così l'Enciclopedia Treccani definisce la libertà economica. L'aspetto interessante è che gli autori della voce si sentono in dovere di precisare che la libertà economica propriamente detta non c'è, e se c'è mai stata non fa più per noi. E' un'aggiunta abbastanza surreale, perché teoricamente una definizione dovrebbe fornire elementi per capire cosa una certa voce significhi, non quali siano le sue implicazioni o come la sua applicazione interagisca col contenuto di altre voci. Comunque, c'è del vero, anche se involontario, in queste righe. Nel senso che la maggior parte dei cosiddetti "diritti sociali" sono incompatibili con la libertà economica, in quanto richiedono necessariamente l'introduzione di tasse e regolamentazioni altrimenti non indispensabili. Quello che qui non viene affrontato è il fatto che la libertà economica - cioè la libera organizzazione della società - sarebbe in grado di produrre un ambiente nel quale tutti questi servizi vengono offerti meglio e in regime competitivo, anziché male e in regime di sostanziale monopolio pubblico. L'esperienza quotidiana di ciascuno è che, nei settori liberalizzati, la performance è migliorata e i prezzi sono calati. Quando anche la Treccani se ne renderà conto, vivremo in un paradiso fiscale.

(Hat tip: Giorgio Fidenato)

mercoledì 24 dicembre 2008

sabato 20 dicembre 2008

Un paese declinante in comando politico

Due fatti sono noti e indiscutibili:

  1. che il nostro Paese sia in declino (è sufficiente considerare la crescita economica complessiva dell'ultimo decennio in raffronto agli altri paesi dell'Unione);
  2. che sia in comando politico (non c'è decisione economica di rilievo, ad esempio vendere un'azienda a 'stranieri' da parte dei suoi legittimi proprietari, che possa essere presa senza il beneplacito di chi governa).

Stranamente questi due fatti non sono messi in correlazione tra loro: nessuno sostiene che il nostro Paese sia in declino proprio a causa del fatto che è in comando politico e nessuno sostiene che per interrompere il declino è indispensabile (anche se non necessariamente sufficiente) rimettere la politica al ruolo che le è proprio e interromperne il comando sul sistema economico e sulla società civile.

Ovviamente dovrebbe essere una buona politica a perimetrare e contenere il ruolo di se stessa, liberalizzando tutte le forme di cooperazione volontaria che i soggetti privati desiderano attuare in un contesto di regole certe e meritocratiche: chi produce i risultati migliori senza 'spinte' esterne se li tiene ma la ricetta che ha usato è pubblica e chiunque può copiarla per produrre risultati analoghi (è il meccanismo dei mercati di concorrenza).

Altrettanto ovviamente una cattiva politica si guarderà bene dal limitare se stessa e liberalizzare il Paese. La aiutano lo statalismo di ritorno uscito dal vaso di Pandora aperto dalla crisi finanziaria internazionale, il colbertismo tricolore del Ministro Tremonti (interventismo alla francese condotto con truppe burocratiche all'italiana) e il nazionalismo economico in salsa aeronautica sperimentato dal nostro Presidente del Consiglio col progetto FranCaistein. L'incertezza riguarda pertanto la velocità del declino dell'Italia nei prossimi anni, non il fatto se proseguirà o potrà essere interrotta.

A dimostrazione della previsione è sufficiente guardare alle nostre 'élites' nazionali:

  1. classe politica
  2. imprenditoria
  3. alta dirigenza (privata e pubblica)
  4. intellettuali

Gli intellettuali sono efficaci non quando producono idee interessanti ma quando, avendole prodotte, sono in grado di diffonderle. In Italia, purtroppo, non sono in grado di farlo:

  • gli italiani, salvo una sparuta minoranza, non leggono i giornali;
  • i giornali, anche in questo caso salvo pochissime eccezioni, non sono interessati a pubblicare idee interessanti: potrebbero turbare la tranquilità dei pochissimi lettori rimasti, la disponibilità a spendere degli inserzionisti pubblicitari, la poltrona dei direttori e gli affari economici degli editori; meglio quindi occuparsi dell'arrivo di Beckham o delle vicende amorose di Belen Rodriguez con maggiore soddisfazione per le vendite e buona pace per le idee;
  • per comparire in tv e comunicare col grande pubblico gli intellettuali dovrebbero travestirsi da personaggi stravaganti e farsi reclutare dal Grande Fratello oppure come tronisti dalla De Filippi oppure accordarsi tra di loro per prendersi a botte in diretta televisiva; in tutti i casi non sarebbero in grado di trasmettere idee.

I dirigenti pubblici sono in molti casi un sottoprodotto interno della politica nostrana, politici trombati alle elezioni o sulla via del pensionamento; in tutti i casi dipendono dalla classe politica che essendo mediocre deve per forza dotarsi, se vuole controllarli, di dirigenti ancora meno validi. In conseguenza o sono davvero mediocri oppure debbono comportarsi come tali per poter fare carriera.

Per gli enti locali un tentativo di riforma importante era stato avviato dalla cosiddetta “Bassanini 2”, la L.127 del 1997, che stabiliva per le amministrazioni comunali superiori ai 15 mila abitanti e quelle provinciali la possibilità di introdurre al vertice dell'amministrazione un Direttore generale; l'intento era di realizzare una gestione manageriale dell'ente, volta a esiti efficienti. Dieci anni dopo la riforma Forum P.A. ha realizzato una ricerca per verificare in che modo il provvedimento Bassanini è stato applicato. I risultati sono sconfortanti: solo due comuni su dieci hanno adottato la figura del Direttore generale, quattro hanno affidato l'incarico al Segretario generale (figura la cui competenza tradizionale è la verifica delle legittimità degli atti, non dei loro esiti in termini di efficienza) e altri quattro non si sono avvalsi della riforma. Anche se la propensione a utilizzare un Direttore differente dal Segretario generale sale per i comuni capoluogo e per quelli di maggiori dimensioni, non si hanno inoltre garanzie (e permangono molti dubbi) sulle effettive competenze delle persone nominate, poiché la legge lasciava ampia discrezionalità ai Sindaci e ai Presidenti delle Provincie nella scelta delle persone.

Sui dirigenti privati si potrebbero avere aspettative migliori ma una recente indagine della Fondazione Rodolfo Debenedetti, così sintetizzata da Alberto Statera, smentisce questa possibilità.

Su 603 manager intervistati dalla Fondazione, ben 439 dichiarano di godere di un sistema di bonus aggiuntivo rispetto alla retribuzione. Ma quando i ricercatori chiedono: "A quali fattori è legato l' ammontare del bonus?" la grande maggioranza, quasi il 75 per cento, risponde "a discrezione dell' azienda". Come dire che vince la fedeltà, diventa ricco più che il manager performante il manager "yesman". "Nella sua azienda chiede ancora la ricerca sono previste riunioni di valutazione del management?" Per il 46,4 per cento la risposta è "no", tanto che quasi nessuno crede che esistano meccanismi di promozione accelerata per i manager particolarmente bravi.

Tocca a questo punto agli imprenditori: storicamente in Italia la grande impresa è pubblica e la stagione delle privatizzazioni degli anni '90 non ha rivoluzionato il quadro; anzi, alcuni tra i maggiori imprenditori hanno investito nella privatizzazione di imprese regolate (utilities), riducendo la loro propensione al rischio d'impresa e accrescendo la dipendenza da chi scrive le regole che interessano i diversi settori. Pensare che i piccoli e medi imprenditori possano essere più indipendenti dei grandi dalla politica sarebbe illusorio.

Sulla mediocrità della classe politica è inutile sprecare parole ma anche in questo caso una sintesi può essere data dalle statistiche: la percentuale più alta di laureati tra i parlamentari è stata registrata all'Assemblea Costituente; da allora è continuamente diminuita sino a raggiungere il minimo nell'attuale legislatura, per la cui elezione è stato tolta agli elettori la possibilità delle preferenze (al fine di non correre il rischio che potessero sindacare sulle competenze dei candidati).

E' possibile a questo punto pervenire ad una sintesi dell'Italia sul finire del primo decennio del nuovo millennio: manager yesman dipendono da imprenditori privati i quali dipendono per i loro successi economici dalla peggiore classe politica dell'occidente la quale controlla l'amministrazione pubblica attraverso dirigenti yesman di sua diretta emanazione.

Se l'Italia in queste condizioni non declinasse dovremmo proprio stupirci.

giovedì 18 dicembre 2008

Convergenze

Stefano Quintarelli scrive:
Quando anche il FT inizia ad associare la neutralita' della rete al Libertarismo, significa che abbiamo un problema di campagna informativa. Bisogna pensarci su...
Come dargli torto?

martedì 16 dicembre 2008

Cai decolla senza cash (Alitalianerie)

Il presidente dell'Enac, ente responsabile della regolazione tecnica del trasporto aereo, ha rilasciato ieri un'interessante dichiarazione dalla quale si possono desumere diverse informazioni su come sarà la nuova Alitalia che decollerà il 13 gennaio. Come ha scritto l'Ansa:


Riggio ha ... confermato di ritenere congruo il capitale necessario per poter concedere la nuova licenza ad Alitalia: ''siamo un po' stretti ma ci stiamo''. Il presidente dell'Enac ha infatti ricordato che la spesa attuale della compagnia e' tra i 60 e i gli 80 milioni al mese, che equivalgono a circa 250 milioni in tre mesi''. Questa cifra corrisponderebbe alla linea di credito che puo' vantare Alitalia. '' Il regolamento europeo e' tassativo: non si puo' avere licenza senza avere la capacita' di stare in piedi da soli, senza entrate, per almeno 3 mesi'' ha concluso Riggio.


Da questa dichiarazione si desume che:

  1. La nuova Alitalia decollerà molto piccola e inizialmente utilizzerà solo la parte acquisita dal Commissario, senza integrare AirOne che continuerà a volare con la sua sigla e a funzionare come società autonoma, anche se totalmente partecipata da Cai.
  2. La scelta di non integrare AirOne da subito sembra dettata (anche) dall'esigenza di rispettare i requisiti finanziari richiesti dalle norme comunitarie per il rilascio della licenza alle nuove compagnie: disporre di risorse finanziarie (liquide o fideiussioni) sufficienti a coprire i costi di tre mesi di operatività senza includere nelle medesime i ricavi attesi. L'incorporazione delle attività di AirOne avrebbe fatto salire tale requisito per la nuova società mentre il mantenimento come vettore separato, che già dispone della licenza e non è soggetto a verifica del requisito richiesto per gli start up, evita questo inconveniente.
  3. Poichè il piano Cai prevede per il 2009 ricavi aeronautici per 3,7 miliardi, è ipotizzabile che i costi per l'operatività del primo trimestre ammontino (escludendo gli ammortamenti dei velivoli di proprietà) a circa 800 milioni di euro, dei quali 150-200 riferibili alla componente AirOne e 600-650 alla componente ex Alitalia.
  4. Poichè Riggio parla di soli 250 milioni di costi in tre mesi anzichè 600-650 se ne può dedurre che, salva l'ipotesi di concessione di sconti da parte di Enac sul rispetto del requisito comunitario alla quale non credo, la parte ex Alitalia avrà un debutto molto contenuto, con un piccolo numero di voli offerti. Con un costo di 250 milioni in tre mesi, corrispondenti a 2,8 milioni al giorno si possono sostenere non più di 300 voli al giorno.
  5. Questo numero evidenzia il ridimensionamento di Alitalia: solo un paio d'anni fa arrivava a 1050-1100 voli al giorno, scesi a circa 800 dopo il ridimensionamento dell'Aprile 2008 e progressivamente diminuiti sino a poco più di 200 nel mese di novembre.
  6. Poichè è stato dichiarato su più fronti che Alitalia avrebbe aumentato l'offerta nel periodo natalizio sino a 350 voli quotidiani, se i numeri citati da Riggio sono corretti non dobbiamo attenderci ulteriori incrementi di offerta in gennaio, con l'arrivo effettivo di Cai ai comandi operativi; è anzi probabile che un pò di voli sinora realizzati con codice Alitalia siano trasferiti alla parte AirOne. Come sostenuto in più occasioni, il piano Cai chiude di fatto Alitalia per proseguire le attività aeronautiche di AirOne sotto le insegne di Alitalia.
  7. Un'altra informazione interessante fornita dal Presidente Riggio è che la disponibilità Cai per rispettare il requisito finanziario richiesto dal regolamento europeo non sarebbe coperta 'cash' bensì tramite linee di credito. Da questa notizia possiamo desumere che i soci di Cai non abbiano nessuna intenzione di conferire la seconda parte del capitale sociale sottoscritto. Ricordiamo che il capitale sociale previsto era ed è di 1,1 miliardi, che quello effettivamente sottoscritto dai 'patrioti che guadagnano' è sceso, dopo diverse defezioni, a 850 milioni e che per ora solo 450 sono stati effettivamente versati. Di essi 100 rappresentano la prima rata pagata per l'acquisto della vecchia Alitalia, 80 l'importo dovuto al Commissario per gli oneri di gestione sino alla presa in carico operativa di gennaio e 300 la parte cash per l'acquisto di AirOne che sarà versata a Toto entro fine dicembre (ma egli lascierà 60 milioni come sua quota nella nuova Alitalia). Il totale fa 420 milioni, sostanzialmente quasi in gradi di esaurire i 450 versati.
  8. Possiamo pertando desumere che Cai partirà in gennaio avendo in cassa solo 30 milioni conferiti dai soci (i costi di pochi giorni di funzionamento dell'azienda) e dovrà fare affidamento a prestiti bancari, le prenotazioni dei clienti e l'arrivo del deus ex machina d'oltralpe.
  9. Ma se i soci italiani non completeranno entro il 12 gennaio, periodo del masssimo fabbisogno finanziario, il versamento del capitale sottoscritto si può dubitare che vorranno farlo mai. In tal caso, tuttavia, il peso del socio straniero sarebbe da subito molto più consistente.
  10. Abbiamo a questo punto desunto l'orizzonte temporale dell'investimento dei soci di Cai: (usando le parole di Woody Allen) take the money and run.

venerdì 12 dicembre 2008

Regalo di Natale (Alitalianerie)

Da oggi conosciamo il nome del fortunato 'patriota' che metterà sotto l'albero il regalo più grosso tra tutti i 59 milioni di connazionali: si chiama Carlo Toto e ha appena venduto alla Cai la sua azienda aerea, AirOne, per 790 milioni di euro, dei quali 300 pronta cassa e 490 tramite trasferimento di debiti. Poichè nel 2007 AirOne ha fatturato solo 680 milioni di euro, la sua valutazione in sede di cessione è stata pari al 116% dei ricavi, una cifra record, mai vista prima nella storia dell'aviazione mondiale.
Poche settimane prima Cai aveva concordato col Commissario straordinario l'acquisto della parte 'buona' di Alitalia, azienda che nel 2007 aveva fatturato 4,75 miliardi di euro (al netto di ricavi non ripetibili), per 1,052 miliardi, corrispondenti solo al 22% dei ricavi. Tale valutazione è stata certificata come 'di mercato' da tre prestigiosi advisor europei: Banca Leonardo per il Ministero dello Sviluppo Economico, Banca Rotschild per il Commissario straordinario e il Monitoring Trustee designato dalla Commissione Europea.
Nel settembre scorso Brussels Airlines, che ha fatturato nel 2007 circa 920 milioni di euro, un terzo in più di AirOne, è stata acquisita da Lufthansa sulla base di una valutazione massima di soli 400 milioni, pari al 43% dei ricavi; in maniera analoga l'offerta Lufthansa per l'acquisto di Austrian Airlines corrisponde ad una valutazione dell'azienda pari al 47% dei suoi ricavi.
Prendendo come criterio di valutazione il valore medio di questi due casi, corrispondente al 45% dei ricavi, e applicandolo alla vecchia Alitalia e ad AirOne arriviamo a valutare la prima 2,14 miliardi di euro, che si riducono tuttavia a 1,8 se escludiamo gli asset non acquisiti da Cai, e la seconda solo 310 milioni di euro.
A questo punto abbiamo anche una stima del regalo che il Governo italiano ha fatto a Cai per il tramite del Commissario straordinario: si tratta di 750 milioni di euro (1,8 - 1,052 miliardi). Questo, tuttavia, è solo il regalo monetario al quale dobbiamo aggiungere il regalo in natura: il monopolio sulle rotte nazionali, reso possibile dal decreto salvAlitalia di fine agosto e dalla compiacenza dell'Autorità già garante della concorrenza e del mercato.
Abbiamo, infine, anche una stima della parte del regalo ricevuto che Cai ha girato a Toto acquisendo AirOne: ben 480 milioni di euro (790 - 310 milioni).
Non c'è che dire, un bel regalo di 'mercato'. Complimenti al fortunato venditore.

giovedì 4 dicembre 2008

Beth Hoffman, RIP

Beth Hoffman era una donna generosa e sempre sorridente. Beth ha svolto un lavoro incredibile per la diffusione delle idee di libertà negli oltre trent'anni spesi alla FEE, il papà di tutti i think tank. Beth era la persona dietro al Freeman, la leggendaria rivista di cui è stata a lungo managing editor. Beth mancherà a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla ed apprezzarla. Beth se n'è andata lunedì.

martedì 2 dicembre 2008

segreteria.presidente@governo.it

Il raddoppio dell'Iva per le tv satellitari, cioè per Sky, dal 10 al 20 per cento sarà anche l'abbattimento di un ingiusto privilegio. Però per i tempi (siamo in periodo di crisi, non è il momento di alzar le tasse), i modi (il solito inserimento nottetempo di un comma inatteso) e le facce (il presidente del Consiglio è pur sempre lo stesso che, solo un paio di anni fa, distribuiva sussidi per il digitale terrestre, cioè a beneficio di se stesso e medesimo e delle sue aziende) lo rendono un provvedimento sbagliato, intempestivo e sospetto. Certo, anche i suoi sostenitori hanno delle ragioni dalla loro; ma quelle degli avversari sono assai più credibili. Come scrive oggi Il Foglio.

lunedì 1 dicembre 2008

IBL cambia d'abito: vieni a scoprire il nuovo sito che abbiamo pensato per te


www.brunoleoni.it cambia d'abito. Per esserti piu' vicino, abbiamo pensato un sito nuovo - con nuove funzionalità, per interloquire meglio con chi cerca un punto di vista informato ed autenticamente liberale alle questioni di policy e di attualità.

E' un sito piu' interattivo, in cui chiediamo la tua opinione, che puoi esprimere votando gli articoli che preferisci – e non dimenticare che puoi commentare sui nostri due blog tematici, Realismo Energetico e Liberalizzazioni.

Ma e' anche un sito in cui puoi sapere di più su di noi, guardando i nostri video, le nostre foto ed ascoltando il nostro podcast. E un sito che ti segue anche in viaggio, attraverso una piattaforma per smarthphone ed una per iphone.

Il nuovo www.brunoleoni.it riflette la nostra voglia di parlare con te e migliorare ogni giorno la nostra attività di ricerca, e di promozione e discussione delle idee della libertà anche in un momento in cui ben pochi si schierano a difesa del libero mercato.

Se stai leggendo queste righe, probabilmente gia' ti senti vicino alle nostre battaglie. Per te la liberta' e' importante. Vogliamo che questo sito sia, anche per te, uno strumento di comunicazione delle tue idee. Una piattaforma per poterne discutere con gli amici, per poter segnalare argomenti interessanti agli "indecisi", per conquistare giorno per giorno terreno nella battaglia delle idee.

Non sara' facile, in questo momento. Ma vale la pena provarci. Speriamo che tu torni frequentemente a visitare www.brunoleoni.it, facendone una realta' sempre piu' interessante e viva. Per aiutarci a migliorarlo ancora, ti ricordiamo che puoi sostenerci attraverso una donazione.

Crossposted@ RealismoEnergetico