La signora Kroes indaga sulla farmaceutica europea. Potrebbe esserci un cartello. Perché? Perché la ricerca non produce buoni risultati.
Aspettiamo i risultati dell'indagine, ma per ora mi sembra chiaro che ci sarà da ridere. La Kroes parla di "artificiali barriere all'entrata" - espressione perlomeno curiosa, se applicata ad un settore in cui l'entrata è controllata sia dai processi autorizzativi dei nuovi prodotti, sia dalle decisioni, in termini di rimborsabilità, del maggior consumatore: lo Stato.
Altrettanto curiosa è l'idea di un cartello che serva a restringere l'offerta, nel senso di limitare la scoperta di nuove molecole. Ci sono molte ragioni per cui la farmaceutica sembra in crisi, ma che vi sia un accordo fra produttori per non dire al mondo che hanno trovato nuove cure (fonti d'introiti), per giunta a fronte di mastodontici investimenti iniziali, non è un'ipotesi molto frequentata.
Vi sono stati, in passato, casi Antitrust in cui si contestava una cartellizzazione fra produttori di medicine: per esempio per le forniture ospedaliere (imprese titolari di prodotti simili si accordano per non pestarsi i calli). Ma in quel caso, eravamo ancora nell'ambito (che all'Antitrust sta stretto) della verosimiglianza.
1 commento:
Va bene, ma c'e' un altro aspetto - l'allungamento truccato dei brevetti da parte da alcuni grossi produttori, per impedire l'entrata dei prodotti generici. Infatti la mancata concorrenza da parte dei generici e' uno dei temi principali di questa inchiesta, che per adesso, nonostante le ispezioni, rimane una "sector enquiry."
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