Ieri la Commissione Europea ha ufficialmente lanciato la strategia con cui dà seguito al triplice obiettivo fissato dal Consiglio di primavera, cioè il mitico 20-20-20: 20 per cento meno consumi, 20 per cento meno emissioni, 20 per cento rinnovabili. Quello che pochi hanno rilevato è come questi obiettivi siano incompatibili con un sistema di liberalizzazioni. Con atto politico e vincolante, infatti, Bruxelles fissa la quantità di energia prodotta (20 per cento meno del tendenziale al 2020, cioè all'incirca il consumo attuale): questo si chiama pianificazione della domanda. Analogamente, dice che il 20 per cento del consumo primario (cioè il 40-50 per cento dell'elettrico) dovrà essere generato da fonti rinnovabili: e siamo al command & control. Naturalmente, fonti rinnovabili voglion dire sussidi, preferibilmente nella forma di obbligo di ritiro e tariffe incentivate: e siamo alla fissazione dei prezzi.
A questo punto, è normale chiedersi che senso abbia continuare a spaccarsi la testa con la separazione delle reti, l'apertura del mercato vincolato e quant'altro. I compagni commissari hanno indicato la strada che il popolo lavoratore seguirà per vivere in un mondo migliore, senza inquinamento capitalistico. Dasvidania a tutti.
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