giovedì 10 gennaio 2008

Guido Rossi, Hayek, e "come combattere il liberismo globale"

Sotto l'affascinante titolo "Come combattere il liberismo globale", oggi Repubblica anticipa uno stralcio del nuovo libro del Professor Guido Rossi. Gli argomenti sono più o meno i soliti, e il lettore ne trae un vago senso di deja-vù - se ha letto l'ultimo lavoro del giurista milanese (come Istituto, sul tema abbiamo già dato: vedi qui e qui).
Tuttavia, non si può non restare sorpresi per una citazione, riportata fra l'altro con grande evidenza:

... nella storia del capitalismo la libera concorrenza è stata garantita non dal libero mercato, ma dalle leggi antitrust. Lo sapeva molto bene un maestro del liberalismo economico, molto citato ma evidentemente non altrettanto letto, Friedrich von Hayek.


Poi i puntini di sospensione troncano quella che, presumibilmente, nel libro sarà una dotta argomentazione a supporto della tesi dell'autore. Tuttavia, lì per lì non possiamo che restare di sasso.
Punto primo. Se "nella storia del capitalismo la concorrenza è stata garantita dalle leggi antitrust", delle due l'una: o per Guido Rossi la storia del capitalismo comincia nel 1890 (con lo Sherman Act), oppure fino ad allora la concorrenza non esisteva (ma, ammesso e non concesso che lo Sherman Act sia stato veramente pensato con questo obiettivo, come si fa a fare una legge per "garantire" qualcosa che non si sa cos'è?).
Punto secondo. Se c'è uno scienziato sociale che ha radicalmente e nettamente rigettato i presupposti teorici su cui si basa ampia parte degli interventi Antitrust, quello è Hayek. La teoria della concorrenza perfetta raggiungeva, nella visione del grande austriaco, picchi d'assurdità: presupponendo che fosse noto "tutto ciò che la teoria economica chiama i dati, la concorrenza sarebbe inutile e rovinosa (...) quali beni siano scarsi, o quali cose siano dei beni, e quanto siano scarsi o che valore abbiano, sono esattamente queste le cose che la concorrenza deve scoprire". Per Hayek, la concorrenza è un processo di scoperta del quale nessun pianificatore o regolatore può anticipare con successo gli esiti. E' vero che, come scrive in una pagina famosissima, il risultato del lavoro del sistema dei prezzi somiglia a quello che a posteriori si potrebbe immaginare essere il piano di una "grande mente". Ma non lo è, e per questo chi guarda il mercato deve farlo con umiltà, evitando di sanzionare la concorrenza reale per l'orrido crimine di non assomigliare al modello.
Hayek non è un pensatore che si sia occupato in prima persona di public policies con grande attenzione, ma che avesse dei timori su come funzionano le autorità Antitrust l'aveva detto in modo incontrovertibilmente chiaro.
Ne "Il significato della concorrenza" (1946), scrive fra l'altro:

...la tendenza che prevale nel dibattito corrente è quella di essere intolleranti per quanto riguarda le imperfezioni [rispetto al modello], e di tacere invece sugli impedimenti alla concorrenza... ci si dovrebbe preoccupare molto meno del fatto che, in una data situazione, la concorrenza sia perfetta, e molto di più del fatto che ci sia concorrenza in assoluto.


E' probabile che Guido Rossi si sia rifatto a "The Constitution of Liberty" (1960, per gli italiani: "La società libera"), il libro più statalista di Hayek in un certo qual senso, dove invero a un certo punto dice:

La politica antimonopolistica è stata in generale il principale obiettivo dello zelo riformatore dei liberali... Penso ancora... che può essere bene che il monopolista sia trattato come una sorta di obiettivo polemico della politica economica; e riconosco che negli Stati Uniti la legislazione è riuscita a creare un clima d'opinione sfavorevole al monopolio. Finché l'applicazione di norme generali (come quella della non-discriminazione) può tenere a freno i poteri monopolistici, quest'azione è assolutamente positiva.


Ma che aggiunge Hayek qualche riga dopo?

Sono però diventato sempre più scettico sul risultato benefico di qualsiasi attività discrezionale dello Stato contro particolari monopoli e sono seriamente allarmato dalla natura arbitraria di ogni politica che miri a limitare le dimensioni dell'iniziativa privata.


E ancora:

La politica corrente manca di riconoscere che non il monopolio come tale né le sue dimensioni sono dannosi, ma lo sono unicamente gli ostacoli all'accesso in un certo ramo di attività o in un commercio.


Da ultimo:

E' stupido... tentare di creare condizioni 'ipotetiche' di concorrenza. Il diritto non può disconoscere le situazioni esistenti... Tutti i paesi hanno fatto l'esperienza: quando cerca di sorvegliare i monopoli, il potere discrezionale ben presto si abitua a distinguere tra monopoli 'buoni' e 'cattivi e si scopre più interessato a proteggere il presunto buono che a impedire quello cattivo. Dubito che esistano monopoli 'buoni' che meritino di essere protetti. Ma ci saranno sempre monopoli inevitabili, il cui carattere transitorio e temporaneo viene spesso trasformato in permanente dalla sollecitudine dello Stato.


Attendiamo con vera trepidazione il libro del Professor Rossi, perché ci illumini su dove e quando mai nella vita Hayek ha considerato l'Antitrust l'ostetrica della concorrenza.

4 commenti:

Jinzo ha detto...

Mah! Io sinceramente continuo a non capire quando mai nel mondo sia iniziata la storia del capitalismo, cioè quella del liberismo....
Le argomentazioni di Guido Rossi mi sembrano demenziali se non a tratti ridicole.

Libertyfirst ha detto...

Non ricordo dove, ma lessi una battuta che diceva che le discussioni di economia in italia si fanno citando Smith, Ricardo e Marx. Stavolta almeno è stato citato Hayek, mi pare un progresso... peccato che sia stato citato a vanvera, da quel che leggo.

Anonimo ha detto...

LE STANTIE GEREMIADI DEL PROF. GUIDO ROSSI CONTRO IL CAPITALISMO PUZZANO LONTANO UN MIGLIO D'IPOCRISIA E MORALISMO UN TANTO AL CHILO. NON ESSENDO CAPACE DI PRATICARLA PER SE (TELECOM, ANTONVENETA) SI PRTENDE DI INSEGNARE LA CORRETTEZZA AGLI ALTRI NASCONDENDOSI DIETRO LA FOGLIA DI FICO DI UN CITAZIONISMO INCONFERENTE E FURBASTRO.

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