martedì 24 luglio 2007

Bersani visto da Bersani

Il Ministro dello Sviluppo Economico ha presentato una prima valutazione dell'impatto dei provvedimenti di "liberalizzazione" da lui patrocinati nell'ultimo anno. Il dossier è accessibile sul sito del governo.
Cicero pro domo sua, com'è ovvio, ma la presentazione del dossier parrebbe entusiasmante:

Secondo le prime stime parziali, condotte dagli uffici del Ministero dello Sviluppo economico, proiettando nell’arco temporale di un anno gli effetti rilevati ad oggi, è possibile fotografare in una soglia compresa tra 2,4 e 2,8 miliardi di euro il risparmio annuo sulla spesa dei consumatori derivante da 5 misure di liberalizzazione, fra le oltre 30 varate.

Tale stima è stato calcolata sulla base di ipotesi prudenziali e minime, derivanti da una valutazione tecnica riferita al settore della telefonia (abolizione dei costi fissi di ricarica), ai minori oneri per il trasferimento di proprietà dei beni mobili e per la cancellazione delle ipoteche ed, infine, ad una valutazione dei primi effetti degli sconti sui farmaci da banco e dell’abbassamento delle tariffe aeree.

Il problema, guardando più da vicino queste stime, è che si cammina davvero sul filo del post hoc ergo propter hoc. Riguardo ai medicinali da banco, oltre ad uno studio di Federconsumatori, il ministero cita a favore del proprio provvedimento dati certi ed interessanti: quanti sono i nuovi esercizi?
Alla data dell’11 luglio 2007, risultano 1.148 gli esercizi commerciali che hanno completato la procedura di registrazione presso il Ministero della Salute per la vendita dei medicinali da banco: nel 79% dei casi si tratta di esercizi di vicinato (parafarmacie ed erboristerie) e nel restante 21% di reparti di esercizi della media e grande distribuzione.
Quanti hanno semplicisticamente sostenuto che Bersani stesse solo "facendo un favore alla Coop", dovrebbero ripensare le proprie posizioni. Bersani ha soprattutto fatto un favore ai laureati in farmacia che legittimamente coltivano l'ambizione di avere un'attività propria.

Più complicato il ragionamento sugli altri fronti.
Prendiamo il caso della telefonia:

Si è ridotto del 14,2% il livello dei prezzi nella telefonia mobile. I dati ISTAT sulle tariffe dei servizi di telefonia mobile hanno registrato una marcata riduzione (-14,4%) avvenuta in corrispondenza dell’entrata in vigore delle disposizioni relative all’abrogazione del costo fisso per le ricariche.
Una correlazione non è una causa, e per quanto possa essere forte la correlazione in questo caso, la regola generale nondimeno tiene.
Del resto, quantificare i risparmi per l'abrogazione del costo fisso per le ricariche pare essere veramente un'opera improba, perché a parità di traffico e dunque di spesa, tale costo aveva un peso radicalmente diverso a seconda del numero di ricariche acquistate (in qualche modo, della "pianificazione" di spesa adottata).

Discorso non dissimile sulle tariffe aeree. Il ministero cita una corrispondenza fra diminuzione dei prezzi e l'"operazione trasparenza" contenuta nel secondo round di liberalizzazioni, ma quanto solido sia il legame fra una cosa e l'altra resta da vedere.

Altre considerazioni, che non rietrano nel computo dei risparmi, sono invece interessanti e significative.
Due, in particolar modo.

L'indennizzo diretto.

Da febbraio ad oggi la percentuale degli automobilisti risarcita con l’indennizzo diretto è passata dal 7 al 65% (mediamente entro 40 giorni).
Si tratta di una misura utile e di vero stimolo per la concorrenza: dovendo rimborsare il proprio assicurato, una compagnia di assicurazione è indotta a trattarlo bene (per tenerselo stretto, come cliente). Il fatto che i tempi di risarcimento si siano accorciati lo dimostra.

I panifici.

Altra misura svilita nel dibattito pubblico, ma i cui esiti appaiono interessanti:
Da quando (luglio 2006) è entrata in vigore la norma che ha eliminato l’obbligo della licenza, con relativo contingente numerico, per l’avvio dell’attività di produzione del pane, il numero delle imprese che hanno utilizzato tale opportunità è andato progressivamente aumentando: alla fine di giugno 2007, infatti, su 5.024 nuovi impianti di panificazione avviati nell’ultimo anno, ben 3.793 (pari al 75% circa) hanno aperto senza licenza.
E' evidente allora che riducendo le difficoltà per l'avviamento, aumenta la possibilità di entrare in un mercato e, di conseguenza, il numero degli esercizi.

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