venerdì 20 luglio 2007

Le lenzuolate di Harry Potter

Il presidente dell'Adam Smith Society Alessandro De Nicola ha scritto, sul Sole 24 Ore di ieri, un bellissimo articolo sulla lezione liberale dell'Ordine della Fenice, il quinto episodio della saga di Harry Potter. Lo incollo qui sotto nella convinzione che, dove non arriva la teoria economica, possa arrivare Hollywood.

Da Hogwarts una lezione di deregulation

di Alessandro De Nicola

La battaglia con Voldemort? Noo
Il bacetto di Harry con Cho Chang? Naa
L'assalto dei Dissennatori allora? Ma via.
Se c'e' una scena che vale da sola il nuovo film di Harry Potter ("L'ordine della Fenice") essa vede protagonisti due comprimari del racconto, i gemelli Weasley.

I due ragazzi dai capelli rossi sono una fucina di scherzi e goliardate ma non esattamente dei secchioni. All'ennesima punizione della nuova professoressa della scuola per maghi di Hogwarts, l'odiosa miss Umbridge, i due si guardano in faccia sogghignanti e mormorano "la scuola non è tutto nella vita". Quando viene l'ora del l’esame finale, che si svolge nel silenzio più totale sotto lo sguardo accigliato della Umbridge, i gemelli danno fondo al loro repertorio: botti, fuochi, girandole. Crollano i 123 divieti appesi sul muro (una scena epica: la regolamentazione che rovina su se stessa sommergendo il regolatore), tutti gli alunni escono all'aria aperta sciamando con grida liberatorie e i Weasley se ne volano con le scope magiche non senza aver disegnato nel cielo una "W" infuocata, marchio della loro attività imprenditoriale che li renderà milionari. Bellissimo. Per chi ama il genere è una citazione dei romanzi di Ayn Rand, autrice cult dei libertari di ogni risma (compreso il giovane Alan Greenspan), la quale raccontava storie di individui che riuscivano tra mille ostacoli burocratici a far emergere e fiorire la loro creatività e genio.

Harry Potter ha sempre diffuso messaggi liberali, ma "L'Ordine della Fenice" supera i precedenti: può diventare ciò che è stato per i socialisti umanitari "I miserabili" di Victor Hugo (sì, d'accordo, sto enfatizzando un po'). Vediamo il perché.

La follia del regolamentatore. Miss Umbridge è stata delegata dal Ministero della Magia a raddrizzare le cose ad Hogwarts. Comincia perciò ad emanare una serie di divieti che il custode Gazza appende al muro, ma ad ogni nuova regola gli studenti trovano il modo di aggirarla o sorgono conseguenze inintenzionali, ergo l’ineffabile professoressa ne emana sempre una nuova fino a che il muro non riesce più a contenerli ed arriva la nemesi dei Weasley.

Nemo judex in re propria: il Ministro della Magia Caramel, il cui ritratto in stile sovietico capeggia dappertutto (i riferimenti a “1984” di Orwell sono sublimi), non è un cattivo uomo ma si mette a presiedere il Tribunale che deve giudicare un’infrazione di Potter ed è portato a confondere le sue convinzioni accusatorie con il suo ruolo imparziale. Meno male che arriva il preside di Hogwarts, Albus Silente, a raddrizzare la situazione, ma nella realtà di tutti i giorni Silente non c’è …

Il governo non ci arriva mai. Il governo non ha un punto di vista privilegiato sulle vicende umane. Le informazioni sparse nella società e nel mercato gli giungono incomplete, in ritardo, distorte e le decisioni conseguenti sono dettate da motivazioni politiche. Ecco perché Caramel e la sua cricca negano, contro ogni evidenza, che Tu-sai-chi, il terribile Voldemort, sia tornato: è una notizia vera ma non politicamente conveniente perciò meglio essere prigionieri delle proprie menzogne.

Libertà di educazione. La pestifera Umbridge toglie l’autonomia ad Hogwarts ed impone un insegnamento ministeriale solo teorico da effettuarsi sul manuale approvato dall’Autorità competente. Risultato: i ragazzi non imparano niente.

Libertà è responsabilità. Il film mostra anche come un popolo di servi non raggiunga la libertà, che richiede schiena dritta. Ecco l’Ordine della Fenice che, come massoni e carbonari del Risorgimento, si organizza contro il malvagio Signore delle tenebre. Ed ecco Harry che crea la sua scuola privata in cui si impara veramente la difesa contro le arti oscure.

I vantaggi della cooperazione volontaria. Harry è un grande maghetto, ma è la collaborazione spontanea con i suoi amici, l’intelligente e preparata Hermione (la figura che adoro di più), il fedele Ron, la pazzerella Luna, il coraggioso padrino Sirius Black che porta alla vittoria contro il Male. Non è una grande massa collettiva ispirata da un leader rivoluzionario, ma un insieme di individui che si aiutano intelligentemente.

Viva la diversità. I diversi, gli originali, gli emarginati sono il sale del film. La società di eguali è un incubo. Ci vogliono il bizzarro professor Malocchio Moody, l’eterea Luna Lovegood, i centauri, il gigantesco Grop fratello dell’irsuto Hagrid, per formare una società aperta, che vive, pulsa ed ama la libertà.

Insomma, chi se ne importa degli effetti speciali, dei dialoghi, persino del senso dell’umorismo presenti nel film. “L’Ordine della Fenice” è un messaggio meraviglioso per gli adolescenti che stanno andando a vederlo a frotte: la libertà ci fa crescere e crescere vuol dire diventare liberi e responsabili.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo!!!
+ il libro dice anche di piu! Sopratutto che devi credere e mai mollare e allora puoi vincere. Cosa? La tua vita "perfetta" (se esiste). Pero tutti i 7 libri parlano di tante cose intelligenti che adesso non posso raccontare ed analizzare... sarebbe troppo lungo....
Ma a chi piace il film, amerá il libro!
Lj