Nella relazione annuale dell'Autorità per l'energia, il presidente Alessandro Ortis ha denunciato i ritardi, sia europei sia nazionali, nella liberalizzazione dei mercati dell'energia in Europa. Si è soffermato, a questo proposito, su due punti. Il primo riguarda il "fiato corto" della Commissione: il progetto di creare un mercato interno dell'energia oggi, per usare un eufemismo, marca il passo. Molti Stati membri hanno dato una lettura parziale delle direttive - o addirittura hanno trovato il modo, nei fatti, di non applicarle - e la retorica e la pratica dei campioni nazionali ha avuto la meglio sui diritti di imprenditori e consumatori (e investitori). Le congestioni transfrontaliere e la scarsità di dorsali cross border dimostrano come l'energia sia ancora concepita come una questione nazionale, e quindi - sia per l'assetto del mercato, sia per la regolazione vigente - non si siano formati gli incentivi a sviluppare collegamenti più robusti.
Sul piano nazionale, invece, Ortis ha evidenziato come, pur avendo introdotto formalmente la liberalizzazione del mercato del gas nel 2003, in Italia il mercato sia ancora di fatto ostaggio dell'ex monopolista, e ciò principalmente a causa della perdurante integrazione verticale dell'Eni nella distribuzione del gas e negli stoccaggi. La separazione proprietaria non è un provvedimento taumaturgico, e certo non è sufficiente, ma è senza dubbio necessaria a introdurre elementi di vera competizione in un mercato che, se come molti pensano è strategico per la competitività del paese, a maggior ragione deve poter godere di una cornice normativa e regolatoria orientata al mercato.
PS Ho commentato altri aspetti della relazione di Ortis su Realismo Energetico.
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