La societa' elettrica francese Schneider ieri ha vinto un'importante battaglia legale con la commissione Ue, visto che la Corte di prima istanza del Lussemburgo ha ordinato alle autorita' Antitrust europee di rimborsare in parte il gruppo per aver bloccato, sei anni fa, la sua fusione con Lagardere. Si riaprono così le polemiche sulle decisioni, in tema di fusioni, prese dal Professor Mario Monti quando era Commissario europeo. Il suo fantasma, fra un fondo sul Corriere e l'altro, continua ad aggirarsi per l'Europa.
Oggi il Wall Street Journal Europe, in un editoriale, arriva addirittura ad ipotizzare che dopo la vittoria di Schneider - che segue il precedente rovesciamento della sentenza da parte della Corte, e che consolida un trend, del quale con Paolo Zanetto abbiamo parlato in più di una occasione (vedi qui e soprattutto "Colpirne uno per educarne cento") - anche Microsoft possa ottenere soddisfazione.
In realtà, il WSJ fa bene a puntare il dito su una questione di fondo, e di grande importanza: ovvero la forma dell'Antitrust europeo, che è giudice dei suoi stessi teoremi. Una sorta di inquisizione spagnola, in cui l'unico vero giudice terzo si incontra in una fase successiva di giudizio: in appello, appunto.
Ciò rappresenta costi notevoli per le imprese, non solo perché crea un clima per nulla collaborativo rispetto alle istituzioni europee (anzi, si vive in una sorta di paura permanente del regolatore), ma anche perché allunga notevolmente costi e tempi legali.
Il fatto che la Corte abbia inchiodato Bruxelles alle sue responsabilità, costringendoli ad un risarcimento per le opportunità imprenditoriali fatte perdere e i costi legali sostenuti, è una buona notizia. C'è un giudice a Lussemburgo. Ma, in una visione non conflittuale ed adulta del mercato, le opportunità che le imprese riescono a cogliere si trasformano in benefici per il consumatore. Ecco, di queste opportunità sprecate, i consumatori, chi li risarcirà?
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