Prendendo spunto dall'articolo "Una lenzuolata, ma di tasse" comparso oggi sulla testata settimanale Economy, possiamo tentare di contribuire al dibattito in corso sull'oscuro concetto di liberalizzazione e di come i suoi effetti vadano misurati. Per quanto riguarda i problemi del primo ordine, quelli definitori, rimando il lettore interessato agli interventi di Massimiliano Trovato sul presente Blog, e di Carlo Stagnaro nell'introduzione all'Indice del 2007. Per quanto concerne, invece, la comprensione dei suoi effetti, è necessario iniziare a discuterne, perchè fino ad ora, pochi lo hanno fatto.
Troppe volte si tira in ballo la "liberalizzazione" per parlare poi di tutt'altro. Una consapevole misurazione degli effetti della contendibilità dei mercati è necessaria in quanto svincola la - ovvia - lotta che ne segue dall'ombra della crociata. Un'eventuale valutazione positiva - in termini di efficienza (diminuzione dei prezzi reali al consumo) - di una generica liberalizzazione, rappresenterebbe al contempo la premessa e la conferma della desiderabilità del processo.
Quando ci si ferma a riflettere di liberalizzazioni non credo sia fondamentale parlare di politica fiscale. Non si vede come una manovra restrittiva sul versante contributivo possa inficiare la riuscita di una liberalizzazione. Una modifica istituzionale, di revisione delle "regole del gioco", è un qualcosa di assolutamente indipendente dalle variabili toccate dall'aumento della pressione fiscale, e produrrà i suoi effetti per tutto il periodo in cui rimarrà in vigore. Una volta che una buona regola viene scritta, tale rimarrà anche in futuro. La politica fiscale, invece, produce la grossa parte delle sue ricadute sul breve periodo, e non c'è modo per il quale "un'invadente" richiesta contributiva possa andare ad intaccare la nostra buona regola. Difficile approvare, dunque, un giudizio negativo sul tentativo di liberalizzazione perchè - tale processo - sia stato accostato ad una politica fiscale restrittiva. Potremmo discutere sull'effetto congiunto delle due differenti manovre, o se sia più o meno coerente tale decisione di politica economica, o ancora, se il processo di liberalizzazione - e solo lui - stia producendo gli effetti desiderati, ma non affermare di voler andare dal dentista in seguito ad un forte dolore al ginocchio.
Nel tirare le somme sulla "lenzuolata", inoltre, sarebbe saggio accostarsi all'acuta osservazione di Della Vedova richiamata poco sotto da Alberto Mingardi: non si può giudicare irrilevante un tentativo di spinta alla contendibilità unicamente perchè i mercati coinvolti abbiano (apparentemente) un impatto irrisorio sul PIL, e le aspettative degli agenti dove le mettiamo? Per quanto piccoli sul breve, l'insieme degli effetti - diretti ed indiretti sui prezzi nominali e sugli umori - potrebbero avere ricadute importanti sul lungo, e contribuire ad innescare un processo emoliente sui tessuti sclerotici dell'economia italiana.
Nessun commento:
Posta un commento