venerdì 27 luglio 2007

Alla ricerca dei fanatici

Ma dove sono “i fanatici del mercato”? Per favore fatemeli conoscere, perché in Italia io non li vedo proprio. Li vede, invece, Alberto Musy in un articolo recentemente pubblicato su www.agendaliberale.it. L’analisi fornita da Musy delle dinamiche che stanno irrevocabilmente modificando la realtà dell’avvocatura è eccellente e vi si rinvia senz’altro.
Ma c’è un punto che proprio non riesco a condividere.
Secondo Musy, i “fanatici del mercato” vedono il mondo delle professioni “come il paradigma dell’autoreferenzialità corporativa”. Ma non sono certo i fantomatici “fanatici del mercato” a vedere così il mondo delle professioni.
Piuttosto, sono i clienti (quelli che certi avvocati si ostinano a chiamare “assistiti”) a rendersi conto ogni giorno che i servizi professionali sono inadeguati, che i prezzi sono esagerati, che nell’avvocatura l’etica è una merce rarissima. Sono i clienti, a chiedere che il mercato sfondi le frontiere della corporazione. Come lo chiedono? Semplice: le parcelle (quelle che rispettano rigorosamente le “tariffe”, e non chiamateli “prezzi”, per carità!) vengono pagate quando capita. Basta chiedere alla massa degli avvocati: è più il tempo usato per chiedere i soldi agli ex clienti (scusatemi ancora: si chiamano “assistiti”!) che quello impiegato per difendere gli interessi del proprio patrocinato. Sono tariffe avulse dalla realtà, che esistono perché si vuole l’assenza di una contrattazione: la reazione sta nel non pagare.
Piuttosto, sono i giovani a rendersi conto ogni giorno che il mondo della professione è totalmente autoreferenziale: regole deontologiche surreali (mentre non c’è alcun rispetto per l’etica della professione, e talvolta nemmeno per la buona educazione) radicate in normative degli anni Trenta (per gli avvocati) o anche prima (per ingegneri o architetti), esami di Stato assurdi, finalizzati solamente ad impedire che il mercato selezioni chi sa lavorare bene, divieti di pubblicità che hanno lo scopo esclusivo di difendere chi esercita l’attività professionale già da decenni.
Sì, i fanatici del mercato: mi piacerebbe proprio che in Italia ci fossero milioni di fanatici del mercato.

3 commenti:

Alessandro Iaria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Alessandro Iaria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Alessandro Iaria ha detto...

Parole sante. Questi mitici Ordini, nati (anche) con l'intento di garantire un "elevato" livello qualitativo del servizio a quegli assistiti che, poverini, di qualità capiscono davvero poco, ci hanno stufato. E da questo intervento, fortunatamente, sembra che una grossa fetta dei consumatori stia cercando di dimostrarlo con l'unica arma a propria disposizione (tolte quelle del mercato concorrenziale, che purtroppo non sono - in questo caso - utilizzabili): non essere puntuali con i pagamenti.

Ma perchè poi? Saranno le "parcelle" troppo elevate? Impossibile, sapete quanti anni di studio sono necessari per divenire avvocato? La qualità delle prestazioni non è all'altezza? Non scherziamo, proprio in virtù dei tanti anni di studio necessari, il piccolo consumatore - non per sua colpa, ovviamente - non è nelle condizioni per poter valutare.
E allora cosa sarà? Perchè un consumatore "soddisfatto" che "volontariamente" si reca da un professionista richiedendo la fornitura del suo servizio, poi non dovrebbe pagarlo, o comunque non nei termini stabiliti? Non ci sono più le mezze stagioni e si stava meglio quando si stava peggio.

Ridateci la possibilità di scegliere chi sia in grado di fare cosa, di orientare i nostri consumi sulla base di prezzi non decisi a tavolino, di essere informati per il tramite della pubblicità, e in ultima analisi, di essere puntuali nella corresponsione delle parcelle.