mercoledì 5 settembre 2007

E' stata smarrita l'onestà intellettuale del ministro Turco. Prevista ricompensa.

Cantava Antonello Venditti: "E' una questione politica, 'na grande presa per 'l culo". Il commento calza alla perfezione alle dichiarazioni del ministro Turco, sul possibile sbarco dei farmaci di fascia "C" al supermercato, come previsto da un emendamento alla terza lenzuolata di Bersani (la proposta fa anche parte dei "ventisei punti" dei radicali di Bonino e Pannella).
Sia ben chiaro: tutte le opinioni sono legittime, e così pure gran parte degli interessi. Fanno benissimo i farmacisti a difendere lo status quo, che per loro rappresenta una posizione di favore. Ci mancherebbe: quelle sono le regole del gioco con cui hanno familiarità, a cui sono abituati, che desiderano anche per il futuro.
E' probabilmente pure possibile partorire un argomento in buona fede, per non portare i farmaci di fascia C al supermercato e nelle parafarmacie. Non ci sovviene, ma ci deve essere. Prerequisito di un argomento in buona fede, però, è un minimo di onestà intellettuale.
Dice la Turco:
Saro' conservatrice, ma il farmaco e' un bene delicato che va usato in modo appropriato per non recare danno ai cittadini. Per questo credo sia meglio attenersi a quanto gia' previsto nel decreto Bersani senza introdurre la liberalizzazione di nuovi farmaci.

Allora, facciamo che siamo tutti d'accordo che il farmaco è un bene "delicato", una merce particolare, per cui l'accesso ad esso da parte del cittadino deve essere mediato.
Visto che i farmaci di automedicazione al supermercato ci sono già, immaginiamo che il ministro sia preoccupato dai farmaci di fascia "C" per i quali è necessaria prescrizione medica.
Che cosa succede, oggi? Il farmaco di fascia C ha bisogno di ricetta: viene prescritto dal medico. Il paziente deve esibire la ricetta quando va dal farmacista, che gli consegna il prodotto (pagato di tasca sua dal consumatore, e non dall'SSN). Fra il paziente ed il consumo del farmaco, ci sono due fermate: il medico, e il farmacista (=laureato in farmacia).
Che cosa succederebbe, se i medicinali di fascia C finissero nei supermercati? Il paziente dovrebbe sempre farsi prescrivere il farmaco dal medico. Poi, una volta ottenuta la ricetta potrebbe andare in un 'corner' o in una parafarmacia. Lì, incontrebbe un farmacista (=laureato in farmacia) che andrebbe a prendergli il prodotto e glielo consegnerebbe. Fra il paziente ed il consumo del farmaco, restano due fermate: il medico, e il farmacista.
La storia è la stessa, i protagonisti pure, cambia solo la scena. La Turco dovrebbe spiegare perché un laureato in farmacia che va a lavorare per una catena della grande distribuzione, è da considerarsi diverso da un laureato un farmacia, che va a lavorare sotto un "padrone" che ha fatto il suo medesimo corso di studi.
L'unica altra differenza possibile è il prezzo del medicinale, che la GDO potrebbe far scendere, erodendo i margini esorbitanti del farmacista (come già avvenuto coi prodotti da banco). In tutta evidenza, il fatto che lo stesso farmaco costi di meno non lo rende meno efficace.
Definizione tecnica dei "problemi" legati all'arrivo dei farmaci di fascia C al supermercato: "una questione politica". Definizione tecnica degli argomenti della Turco: "'na grande presa per 'l culo".

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