martedì 25 settembre 2007

Malpensa: può esserci una soluzione di mercato?

Franco Debenedetti ha scritto un articolo molto saggio, su "Vanity Fair", sulla questione-Malpensa. In questi giorni, se ne sentono di tutti i colori. Qualcuno arriva ad ipotizzare addirittura la nascita di una "Alitalia del Nord". Posto che già l'espressione non è delle più felici, immaginare la comparsa di una nuova compagnia aerea solamente per riempire degli slot lasciati liberi da Alitalia pare abbastanza surreale. Ad ogni buon conto, la politica che improvvisamente scopre i problemi del trasporto aereo dovrebbe rispondere ai due interrogativi di Debenedetti:
In quindici anni, quanti tra i sindaci di Milano e gli altri azionisti, tutti pubblici, della SEA, si sono sbracciati per esigere che anche per Alitalia valessero le leggi di mercato, e che si smettesse di aiutarla, e che se falliva non avrebbero certo pianto? E, dato che questo è un mercato per modo di dire, non avrebbero fatto meglio a usare il loro potere politico per chiedere che Alitalia non bloccasse il mercato mantenendo il diritto di esclusiva sugli slot che non usa?

La prima regola di mercato è attirare i clienti e soddisfarli. Non si pensava a soddisfarli “deportandone” una parte da Linate a Malpensa. Avere un aeroporto a 20 minuti di taxi dal centro è un vantaggio competitivo per i milanesi: perché levarglielo? E poi, in 20 minuti si possono percorrere i 50 km per Malpensa: se non ci sono i soldi per costruire la tratta ad alta velocità, ci si può accordare con i sindaci di Saronno e Busto Arsizio perché il treno non si fermi nelle loro ridenti cittadine; e si può risparmiare sul tempo di attesa facendo partire un treno ogni 10 minuti. In quindici anni il tempo c’era. Taccio del raccordo autostradale con Novara.

Adesso Ryanair propone di investire 1 miliardo di $: non per voli intercontinentali, per i quali è ancora da vedere se funzioni il modello di business delle low cost. Ma se i piani sono seri e i soldi sono veri, i clienti sempre mercato sono. Ryanair chiede gli slot, ma esige anche un paio di altre cosette. I voli low cost richiedono che non passino più di 25 minuti tra arrivo e partenza dell’aereo (oggi un’ora e mezza), che i bagagli siano sul nastro in pochi minuti, tutti e integri: non esattamente il tipo di servizio offerto attualmente dal personale da Malpensa. Che ci sia anche questo tra i suoi peccati capitali?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una "Alinord" ci potrebbe stare purché non nasca partecipata al 51% dalla Regione Lombardia o da altro ente pubblico. Su Malpensa si è lavorato all'italiana: è un aeroporto che potrebbe essere funzionale alla grande ma gli interessi romani di Fiumicino lo hanno sempre osteggiato (tutt'ora) e le mosse sbagliate e spendacciaone di una compagnia carrozzone come Alitalia hanno fatto il resto. Ora sembra che il problema sia Malpensa: Malpensa non è colpevole, son colpevoli tutti gli altri (operatori, politici, oligopolisti del trasporto aereo, interessi di e su Fiumicino etc ) .Malpensa è semplicemente una struttura con un potenziale enorme, lì pronta ad essere utilizzata appieno da qualcuno che lo sappia fare. Serve mercato, ben vengano anche le compagnie low cost. Purché ci si muova. L'Italia (e l'Alitalia) comportandosi così dimostrano di non meritarsela la Malpensa.