mercoledì 13 febbraio 2008

C'è signor Rossi e signor Rossi

(La foto è stata rubata qui.)

Insomma è pace fatta tra Valentino Rossi ed il Fisco. E - come si vede dalla foto - il centauro di Tavullia, per quanto sciupato, non è rimasto in mutande. Se, infatti, 35 milioni costituiscono una somma di tutto rispetto, la cifra è comunque piuttosto lontana dai 112 milioni originariamente contestati.

Sarebbe interessante capire perché ogni condono fiscale viene salutato dai cultori dell'etica tributaria come un esempio di connivenza con gli evasori, mentre si considera un epilogo urbano e lungimirante lo sconto di quasi il 70% riservato al pilota Yamaha.

Quel che è certo è che tanto basta al Dottore (honoris causa) per dichiarare di essersi assunto le proprie responsabilità. Non tutti paiono essere, però, dello stesso avviso. Il Codacons, per dire, ha lanciato l'idea di un comitato dei signor Rossi d'Italia che aspirerebbero al medesimo trattamento tributario.

Che le associazioni dei consumatori propendano sovente per un populismo di corto respiro, a discapito di un'analisi ragionevole delle questioni, è purtroppo vero. Ma riesce difficile non condividere questa volta lo spirito della simpatica iniziativa.

Il Comitato dei signor Rossi ci ricorda in sostanza una lezione piuttosto semplice: che tutti (o quasi) adempirebbero più volentieri ai propri obblighi fiscali se questi fossero (non paritariamente concordati con l'Erario, come nel caso di Rossi, ma almeno) significativamente ridimensionati. Si tratta di una verità davvero banale. Ma tutt'altro che scontata nell'Italia dei Visco e dei Padoa Schioppa.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi pare che al Dott. Rossi sia andata molto peggio che a tanti sig Rossi qualunque.
La differenza tra le cifre accertate (e strombazzate come grandi successi sui quotidiani) e le cifre realmente recuperate (a seguito di un accordo con gli uffici responsabili o a seguito di contenzioso legale) sono dell'ordine del 10%. Valentino ha pagato una popolarita' elevata e ha evitato di portare fino in fondo un'azione di difesa dei suoi diritti, perche' avrebbe risparmiato parecchio se avesse resistito ancora.

Abr ha detto...

Nella realtà le cose in Italia vanno molto diversamente: l'Agenzia delle Entrate quando "azzanna" è usa sparare un numero assolutamente fuori dal mondo (immediatamente pubblicato dal "braccio secolare" giornalaio nel caso di indagato famoso), al fine di intimidire il malcapitato e ricondurlo a più miti consigli.
Metodologia del tutto analoga a quella della carcerazione preventiva per estorcere confessioni, a quella della tortura dell'Inquisizione seguita da autodafè assolutorio.

Come interpretare altrimenti la conferenza stampa "congiunta" tra Valentino e il direttore dell'agenzia delle entrate di Pesaro?
Espongo più compiutamente il concetto qui:
http://ne0quidnimis.blogspot.com/2008/02/il-nome-del-valentino.html
ciao, Abr

Anonimo ha detto...

In realtà Rossi aveva omesso di dichiarare (secondo il fisco italiano) 60 milioni di euro: 20 su 60 è il 33%, quindi più o meno ha pagato il giusto. Gli sono state abbuonate le sanzioni, è vero, ma lui ha evitato di fare ricorso. Può darsi che l'operazione elusiva architettata fosse, almeno in parte, del tutto lecita, e che il fisco non avesse nulla da rivendicare.
Ha pienamente ragione Abr: i numeri sparati dall'Agenzia e immediatamente riportati dal quotidiano ufficiale delle procure (il tutto in barba alla privacy e alla presunzione di innocenza) sono solo uno strumento di ricatto ed estorsione, proprio come l'uso della carcerazione preventiva al tribunale di Milano. Non c'è nulla di cui essere allegri; è una versione più elaborata e raffinata (e più subdola) di tortura; al posto del fisico, ti massacrano la reputazione.

Alexis ha detto...

Non confonderei concettualmente una transazione con i condoni, sono cose molto diverse. Tra l'altro gli avvocati di Rossi sono riusciti a dimostrare che molta dell'IVA richiesta era indebita. I poteri transattivi dell'amministrazione sono limitati - tranne che in fase esecutiva o in casi particolari come il concordato preventivo in sede fallimentare ad esempio - e non possono certo fare sconti su imponibile accertato e legalmente dovuto, a differenza dei condoni che si basano proprio su questo concetto. Io sono per una drastica riduzione delle tasse e della spesa pubblica, ma i condoni lasciamoli perdere per carità sono una triste singolarità italiana...

PS
Rossi si è accordato perché presumibilmente avrebbe perso, ma anche per un calcolo di convenzienza a causa della pressione degli sponsor (la questione dei cd. " residenti non domiciliati" in UK è delicata e complessa, ma le speranze erano poche, il centro principale degli affari e interessi oppure dei rapporti sociali e familiari di Rossi era sicuramente in Italia ...)

Anonimo ha detto...

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