Gli USA hanno un'economia sbilanciata: consumano tutto ciò che producono, e per reggere in piedi il loro sistema economico si basano per intero sui risparmi esteri. Decenni di politiche monetarie accomodanti hanno creato un sistema fondato sulla continua espansione creditizia, sull'indebitamento di massa, sul consumismo sfrenato, e sul disaccoppiamento tra finanza ed economia.
Tutto ciò non sarebbe probabilmente stato possibile senza le deregulation degli anni '80 nei mercati del lavoro e finanziari, e senza l'apertura dell'Europa Orientale e dell'Estremo Oriente ai mercati internazionali.
Alcuni sostengono che la Cina rappresenti un problema economico, invocando misure protezioniste (finchè i cinesi sovvenzionano la guerra in Iraq e la riforma del Medicare però nessuno si lamenta). Gli economisti liberali si preoccupano per questo evidente non-sense, e probabilmente hanno ragione: il successo politico delle idee è perlomeno scorrelato, se non addirittura positivamente correlato, con la loro stupidità.
Ma cosa succederebbe se queste posizioni avessero la meglio? L'economia americana perderebbe risparmi, e la produzione vacillerebbe; gli indebitati fallirebbero e le aziende annasperebbero per ottenere credito. E' questo quello che i protezionisti vogliono?
L'alternativa, uscire dalla crisi tramite l'espansione monetaria, metterebbe sotto pressione il dollaro, riducendone la domanda sui mercati internazionali, e creando pressioni inflazionistiche che finora sono state tenute a bada dalle banche centrali dei paesi che hanno sovvenzionato gli USA negli ultimi anni. Dovesse il flusso di risparmi esteri e la domanda estera dollari diminuire, l'economia USA correrebbe seri pericoli.
Lo storico Cipolla definisce stupido colui che, danneggiando gli altri, danneggia anche sè stesso: le voci che ogni tanto si levano a favore del protezionismo negli USA appartengono a questa categoria. La realtà è che il cosiddetto "Neoliberismo" ha reso possibile la più grande espansione monetaria che la storia dell'interventismo governativo ricordi.
Più che un'improbabile ritorno al protezionismo e all'iperregolamentazione, che aumenterebbero i danni di questo interventismo, i liberali dovrebbero temere che il poco più che mitologico Neoliberismo funga da capro espiatorio per l'ennesimo fallimento dell'interventismo statale.
PS E' quasi finito Febbraio, tra qualche giorno vado in Portogallo, quindi questo probabilmente è il mio ultimo post su Liberalizzazioni. Un saluto a tutti e grazie per l'ospitalità!
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