martedì 12 febbraio 2008

Pro(vince) e contro

Era da molto che il discorso giuridioco-politico non s'occupava di province con tanta veemenza: almeno dai tempi di John Austin. Ma all'alba di questa nuova campagna elettorale il tema comincia a scaldare gli animi, in linea con la prospettiva costituente che da più parti si richiede per la prossima legislatura.

I liberaldemocratici di Dini - per dare a Cesare quel che è di Cesare - avevano posto qualche settimana fa l'abolizione delle province come conditio sine qua non per il proprio sostegno al moribondo governo Prodi.

Ora, una convinta accelerazione sul progetto giunge - con ben diversa autorevolezza, se non altro per la forza brutale dei numeri, che non sono generosi con il vecchio Lambertow - dall'officina del programma del centrodestra, per iniziativa dell'ottimo Maurizio Sacconi.

La proposta è null'altro che un indispensabile grano di buon senso nel chiacchiericcio pre-elettorale: il mantenimento del ruolo delle province appare un lusso ingiustificato alla luce delle loro competenze, che si potranno agevolmente devolvere a comuni e regioni.

Come riporta Alberto Statera, però, l'ex sottosegretario al Lavoro deve guardarsi in primo luogo dai propri vicini di casa: pare infatti che i più fieri oppositori della proposta si annidino tra i forzisti veneti.

Per Vittorio Casarin, presidente della provincia di Padova, sono tutte «scemenze». Per il suo collega veronese Elio Mosele, addirittura, «tutto il vivere civile è organizzato su base provinciale».

Ma è l'opinione del vicentino Attilio Schneck la più stupefacente: secondo l'ex leghista, «le Province costano 110 milioni, il Parlamento 2 miliardi e 300 milioni, c'è ben altro da tagliare".

Come come? Abbiamo capito bene? Tenerci le province ed abolire il Parlamento? Ora, a scanso d'equivoci, ribadisco che l'abolizione delle province mi pare un passo utile e necessario. Ma se il pensiero di Schneck non è stato frainteso... caro Presidente, dov'è che bisogna firmare?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'interrogatio che taluni si pongono una volta abolite le province è se effetivamente i servizi funzioneranno meglio oppure non si ricreerà quell'ingorgo e quell'inefficienza presso Comuni che non possono far fronte a determinate esigenze. Il rischio non è quello, ancorchè partendo da un fine nobilissimo, di scardinare un sistema già di per sè fallimentare?

Anonimo ha detto...

Non sarebbe più logico eliminare le prefetture, trasferendone i poteri alle provincie, magari snellite, ma pur sempre espressione del voto popolare?
Emanuele F.