I liberaldemocratici di Dini - per dare a Cesare quel che è di Cesare - avevano posto qualche settimana fa l'abolizione delle province come conditio sine qua non per il proprio sostegno al moribondo governo Prodi.
Ora, una convinta accelerazione sul progetto giunge - con ben diversa autorevolezza, se non altro per la forza brutale dei numeri, che non sono generosi con il vecchio Lambertow - dall'officina del programma del centrodestra, per iniziativa dell'ottimo Maurizio Sacconi.
La proposta è null'altro che un indispensabile grano di buon senso nel chiacchiericcio pre-elettorale: il mantenimento del ruolo delle province appare un lusso ingiustificato alla luce delle loro competenze, che si potranno agevolmente devolvere a comuni e regioni.
Come riporta Alberto Statera, però, l'ex sottosegretario al Lavoro deve guardarsi in primo luogo dai propri vicini di casa: pare infatti che i più fieri oppositori della proposta si annidino tra i forzisti veneti.
Per Vittorio Casarin, presidente della provincia di Padova, sono tutte «scemenze». Per il suo collega veronese Elio Mosele, addirittura, «tutto il vivere civile è organizzato su base provinciale».
Ma è l'opinione del vicentino Attilio Schneck la più stupefacente: secondo l'ex leghista, «le Province costano 110 milioni, il Parlamento 2 miliardi e 300 milioni, c'è ben altro da tagliare".
Come come? Abbiamo capito bene? Tenerci le province ed abolire il Parlamento? Ora, a scanso d'equivoci, ribadisco che l'abolizione delle province mi pare un passo utile e necessario. Ma se il pensiero di Schneck non è stato frainteso... caro Presidente, dov'è che bisogna firmare?
2 commenti:
L'interrogatio che taluni si pongono una volta abolite le province è se effetivamente i servizi funzioneranno meglio oppure non si ricreerà quell'ingorgo e quell'inefficienza presso Comuni che non possono far fronte a determinate esigenze. Il rischio non è quello, ancorchè partendo da un fine nobilissimo, di scardinare un sistema già di per sè fallimentare?
Non sarebbe più logico eliminare le prefetture, trasferendone i poteri alle provincie, magari snellite, ma pur sempre espressione del voto popolare?
Emanuele F.
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