venerdì 8 febbraio 2008

Malpensa, Airone e il mercato

Il convegno organizzato ieri a Palazzo Mezzanotte a Milano dalla Camera di Commercio di Milano ha evidenziato diversi elementi molto importanti nella vicenda Malpensa ed Alitalia.

Il primo è che finalmente le Istituzioni Lombarde hanno individuato l’importanza di Malpensa, dopo anni di gestione SEA non proprio cosi efficiente. Nel “manifesto per la valorizzazione di Malpensa” presentato ieri, è stato messo ben in luce l’importanza del trasporto aereo per lo sviluppo e la competitività dell’economia. Qualche piccola omissione nelle premesse è riscontrabile; ad esempio non si è sottolineato che Malpensa ha circa lo stesso numero di passeggeri annui di Palma de Mallorca od un terzo di quelli di Londra Heathrow, ma nel complesso le preoccupazioni sono comprensibili.

Le soluzioni proposte per “salvare” l’aeroporto milanese scontano limiti non indifferenti; a parte la richiesta più che giusta di richiedere un’apertura delle tratte intercontinentali e quella di sostenere le infrastrutture di accesso all’aeroporto manca uno slancio di coraggio liberista.
La gestione della SEA, che agisce in monopolio naturale, non sembra essere stata delle migliori. La società si è appoggiata per anni ad Alitalia, pur sapendo che la compagnia di bandiera si reggeva su aiuti di Stato, che prima o poi sarebbero finiti. Non è stata in grado di accettare, ad oggi, 6 milioni di passeggeri offerti da Ryanair, anche perché la compagnia low cost chiede prezzi più bassi e maggiore efficienza.

Il bilancio della SEA mette in luce dei margini molto elevati, grazie alla situazione monopolistica, con un dividendo di 30 milioni di Euro per il Comune di Milano e la Provincia. La gestione SEA è però inefficiente in servizio liberalizzato dentro l’aeroporto: l’handling. In questo settore le perdite annuali sono di decine di milioni di Euro, largamente coperte dagli altri servizi che la SEA gestisce in monopolio. Gli errori commessi dal management, scelto con nomine politiche, non possono essere giudicati dal mercato finché la SEA non viene privatizzata.

La SEA deve trovare sul mercato nuove compagnie disposte ad investire sullo scalo e non rifiutarle perché non è in grado di svolgere il servizio aeroportuale in maniera efficiente.
L’affidamento ad AirOne di Alitalia, sulla cui compagnia la Lombardia ha puntato, sembra essere una soluzione debole ancora una volta.
Il piano presentato ieri, come anche il comunicato dell’Istituto Bruno Leoni afferma, non sembra essere sostenibile dal punto finanziario ed industriale.
La compagnia di Carlo Toto è troppo piccola e la situazione di Alitalia troppo grave affinché un piccolo operatore europeo (circa lo 0,8 per cento della quota di mercato dei passeggeri europei) riesca risollevare le sorti del vettore di bandiera italiano.

Il piano di Airone non sembra tanto avere l’obiettivo di salvare gli interessi di Malpensa, quanto a salvaguardare gli interessi politico-sindacali che già hanno fatto danni enormi ad Alitalia.
Malpensa ha tutte le carte in regola per salvarsi da sola. Non conosce una congestione aeroportuale ed è libera di cercare compagnie aeree sul mercato.

Alitalia copriva meno del 20 per cento delle rotte intercontinentali in partenza da Malpensa, cioè 17 voli su 77. La riduzione può benissimo essere compensata da altri operatori, ma è necessaria una liberalizzazione delle rotte intercontinentali.

Possono essere portati due esempi positivi della liberalizzazione; il numero di passeggeri verso gli altri Stati Europei, a dieci anni dalla liberalizzazione è più che raddoppiato e non certo grazie ad Alitalia. L’apertura dei cieli verso gli Stati Uniti ha già provocato i primi effetti: da maggio una compagnia americana e dall’anno prossimo una inglese hanno già programmato dei voli diretti tra Malpensa e New York.

Malpensa sembra avere meno bisogno di AirOne, ma più di mercato...

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