domenica 17 febbraio 2008

Subprime policies

Mesi fa s'era parlato del pacchetto (pacco?) di Bush per aiutare i tanti wanna-be-homeowners che non riuscivano a pagare le rate del mutuo per via dello scoppio della bolla immobiliare.

Indubbiamente il problema è grave: riguardava milioni di mutuatari in crisi. E il livello di indebitamento privato è a livelli così allarmanti che probabilmente i mutui subprime rappresentano soltanto una piccola parte del problema.

Decenni di inflazionomia, un modello di crescita basato sull'abuso della politica monetaria, sulla manipolazione dei tassi di interesse da parte degli ingegneri sociali, sul moral hazard, sul "too big too fail"* hanno creato un sistema economico sistematicamente sbilanciato: troppi consumi, troppi debiti (pubblici e privati), dipendente dal credito, dai risparmi esteri e dalla domanda estera di moneta...

Interrompere il funzionamento di questo sistema danneggerebbe nel breve termine tutti quanti (nel lungo termine sarà ovviamente molto peggio, ma in politica il lungo termine non esiste: i politici sono a tempo determinato): per le decine di milioni di consumatori a rate di cappuccino un eventuale consistente aumento dei tassi di interesse sarebbe molto "hARMful".

Si preferisce quindi continuare a sommare al moral hazard altro moral hazard, al malinvestment altro malinvestment, al debito altro debito. Sperando che ai tanti risparmiatori forzati (dalle loro banche centrali) con gli occhi a mandorla non passi per la testa di causare un "sudden stop & reversal", cioè di smettere di sovvenzionare le cicale, o di diminuire la domanda di dollari.

Non ci sono dubbi che questa prospettiva è terrificante: molto meglio continuare a peggiorare la situazione piuttosto che affrontarla. E Bernanke pare saperlo benissimo.

La moneta è un bene presente e serve per posticipare il "redde rationem", cioè la scoperta dei sottostanti squilibri economici. Di espediente in espediente riusciremo a distruggere il valore della moneta, l'utilità dei mercati finanziari nell'allocare risorse, la significatività dei prezzi per la coordinazione economica (a partire dai tassi di interesse, che in teoria servirebbero a coordinare risparmiatori e investitori) e a cancellare l'attitudine al risparmio dalla faccia della Terra.

Violare la rule of law per "risolvere" (si fa per dire) un problema "congiunturale", o intervenire per affrontare i problemi dovuti ai precedenti interventi è un problema insito nella logica stessa dello statalismo. L'intervento statale in economia fa pensare ai gommisti che mettono chiodi per strada per aumentare il loro fatturato. Solo che il primo non è una leggenda metropolitana.

Scherzosamente, potrei definire tutto ciò, popperianamente, un intervento di "ingegneria sociale a spizzico": affrontare i problemi man mano che vengono, senza farsi passare per la testa neanche per un istante che il problema possa essere strutturale.

Si preannunciano tempi bui. Ma non c'è di che preoccuparsi: finchè Bernanke tiene il piede sull'acceleratore, riusciremo a posticiparli. Anche se non c'è motivo di credere che ciò potrà continuare in eterno. Al momento, osserviamo con una certa ansia come Bush e i suoi predecessori abbiano creato un sistema che permette di finanziare guerre e stato sociale grazie al lavoro dei cinesi.

* Ma ora stiamo al "too herd to fail", quando milioni di "piccoli" fanno lo stesso identico errore, e quindi "bisogna" intervenire per aiutarli.

1 commento:

Io sto con Micciché ha detto...

OT: Aiutaci a sostenere la rivoluzione liberale siciliana.
"il bisogno di questa regione di avere una politica libera da ogni forma di pressione clientelare e da qualsiasi condizionamento mafioso. non mi faccio minacciare da Cuffaro, che ha cercato di intimidirmi vietando la mia candidatura alla Presidenza della Regione Siciliana"
www.gianfrancomicciche.net