martedì 18 settembre 2007

Caso Microsoft: concorrenza o potere

La bocciatura del ricorso di Microsoft al Tribunale di prima istanza significa molte cose. Per gli azionisti di Microsoft, significa dover drenare risorse dagli investimenti, per collocarle sotto la voce "guai con la giustizia". Per le imprese innovative ed i consumatori, significa quello che ha ricordato Massimiliano Trovato. Per i competitori che non riescono a vincere sul mercato, vuol dire - come ha ben spiegato sul Wall Street Journal Ronald Cass - avere ormai la certezza che per battere i più bravi, in Europa, è meglio spendere in avvocati che in ricerca e sviluppo. Per i lettori italiani, vuol dire prepararsi a leggere una valanga di interviste a Mario Monti - uomo non privo di un certo talento per l'autocelebrazione.
Il primo ad intervistarlo è il Corriere della sera, direi giustamente, visto che il quotidiano di Via Solferino ha fatto in questi anni su Monti un investimento importante: sia come commentatore che come riserva della Repubblica, visto che credo lo abbiano candidato a tutto, eccezion fatta (forse) per la presidenza dell'associazione Marinai d'Italia di Sesto San Giovanni.
Interrogato da Dario Di Vico, Monti ritorna su cose che ha già detto in passato e chiarisce i termini della questione. Il primo punto, fondamentale, è quello riassunto dal titolo ("L'Europa è un potere forte"). Dice Monti:
Dimostrando di saper agire anche nei confronti delle grandi aziende del Paese più potente si dimostra che la politica della concorrenza non è un'ideologia che punta a sacrificare i bastioni dell'impresa europea, ma tutela i consumatori europei a 360 gradi. L'Europa è un grande mercato del quale nessun colosso al mondo può fare a meno. La Ge o la Microsoft sono costrette a fare i conti con la Commissione perché non possono permettersi di non essere presenti sul mercato europeo. E ciò dimostra che anche questa è la vera forza dell'Europa unita e non solo il valore delle sue imprese produttive.
In un'intervista in cui l'ex Commissario avrebbe dovuto spiegare come l'Antitrust Ue "non punisce le aziende" ma "restituisce lo scettro ai consumatori", è un'ammissione paradossale. Ma che risplende in tutta la sua chiarezza nello scambio successivo, con Di Vico.
E Nicolas Sarkozy che l'ha voluta nella suo board di consulenti cosa penserà di questa sentenza?
Se fossi un francese sarei orgoglioso di un'Europa che sa farsi rispettare Oltreatlantico.
Riepiloghiamo il senso delle due risposte estrapolate dall'intervista: (1) la "forza dell'Europa" più che nell'insieme "delle sue imprese produttive" sta nel lobbismo regolatorio della Commissione (grandi multinazionali Usa "sono costrette a fare i conti con la Commissione perché non possono permettersi di non essere presenti sul mercato europeo"). Il che, fra parentesi, ci spiace per il Professor Monti, ma equivale ad ammettere che la Commissione interpreta l'antitrust come un surrogato della politica industriale (cosa che Monti stesso, poche righe prima, si affaticava a smentire, salvo smentirsi elegantemente da solo); (2) un Commissario che sa "farsi rispettare Oltreatlantico", in un continente caratterizzato da protezionismo ed antiamericanismo, sta accumulando capitale politico. Mal che vada, l'età della pensione è allietata dalle allegre sessioni della Commissione Attali.
Ricapitolando: l'Europa è un potere forte, ma sfortunatamente privo di cannoni. La tutela della concorrenza può fare le veci della politica estera - basta colpire opportunamente aziende che battono bandiera nemica.
Il resto dell'intervista è propaganda nemmeno troppo argomentata. Solo un'ultima considerazione. Sul bundling, Monti dice che è "vero che quando si acquista un auto si trovano già dentro radio e accendino ma non c'è nessun costruttore di auto che abbia il 96% del mercato", e giustifica la sanzione del bundling in nome del disincentivo ad entrare in un mercato che la sola esistenza di posizioni dominanti produrrebbe. Nel sottotitolo dell'intervista, si legge che "la regolazione dei mercati serve a dare lo scettro ai consumatori".
Ecco, il fatto che un ex Commissario europeo non sappia o non si sia reso conto che quella situazione dominante, quel 96%, è precisamente il risultato non dell'arbitrio dei regolatori ma delle libere scelte quotidiane dei consumatori, mi sembra grave.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu