lunedì 24 marzo 2008

L’alta velocità a Carate Brianza

L’analisi del Prof. Ugo Arrigo, sulle dichiarazioni del sindaco di Milano Letizia Moratti e del Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni è pienamente condivisibile. Le critiche a questa analisi lo sono un po’ meno…

In Italia manca una cultura di mercato (non è una grande scoperta). Alla base di un investimento di un’opera pubblica ci dovrebbe sempre essere un’analisi costi benefici. Nel nostro paese, non credo ne sia mai stata fatta una seriamente, altrimenti i costi della nostra rete ferroviaria ad alta velocità sarebbero più vicini a quelli spagnoli o francesi anziché essere tre volte superiori.
Se costruisci una stazione dell' alta velocità a Carate Brianza, sicuramente le case del paese aumentano di valore; tuttavia la scelta fatta dall'ipotetico gestore FS dovrebbe avere un minimo di analisi costi-benefici. Sarebbe la solita bellissima opera infrastrutturale, tipicamente italiana!

Le statistiche dimostrano che l'aeroporto di Malpensa è un grande aeroporto al pari di Palma de Mallorca, avendo trasportato negli ultimi anni circa lo stesso numero di passeggeri.

Non capisco inoltre se al Nord faccia più male la presa di realtà o la delusione di un liberismo mancato dei propri amministratori politici.
La gestione Alitalia e SEA purtroppo è un esempio molto triste di come la cultura di mercato sia deficitaria in tutto il paese.

Alitalia non è mai stata in grado di reggere un doppio hub e Malpensa per troppi anni si è affidata ad Alitalia, pur sapendo che la compagnia non era efficiente e si appoggiava a continui aiuti di Stato (3 miliardi di Euro di perdite in 9 anni).

Malpensa e il suo management, scelto dal Comune di Milano (azionista dell’84 per cento della società aeroportuale milanese), non ha saputo comprendere pienamente l'evoluzione del mercato aereo, sempre più orientato al point to point, crogiolandosi nella posizione di monopolio legale con dividendi da spartirsi tra Comune e Provincia.
Non è forse un caso, che l'unico settore in cui SEA ha delle perdite per decine di milioni di Euro è SEA Handling, che è anche l'unico “pezzo” aperto alla concorrenza.

La chiave del discorso rimane il fatto che Alitalia non può essere la stampella di Malpensa, ma l’aeroporto deve cercare sul mercato nuove compagnie.

Il caso Ryanair è lampante: i 6 milioni di passeggeri offerti dal vettore low cost, prevedeva un aumento di efficienza dell'aeroporto lombardo, poichè si chiedevano costi ed un tempo di rotazione inferiori per ogni volo.
La Sea non è stata in grado di raggiungere l'accordo ed oggi con Alitalia si aprirà un "buco" grosso modo di circa 6 milioni di passeggeri.

Il problema è stata la gestione politica di Alitalia e della SEA. Sarebbe stato meglio avere due aziende private, anziché due "carrozzoni pubblici" e sicuramente non saremmo qui a discutere di due aziende “Statali” in campagna elettorale, ma di riforme strutturali per rilanciare l'Italia.

Quello che mi stupisce, che in presenza di una decisione molto importante come quella del BIE per l’EXPO 2015 (31 Marzo 2008), in Italia si continua a litigare per Alitalia invece di fare azione di pressione comune per la candidatura milanese.

D’altronde circa 29 milioni di visitatori stimati per l’evento sono molto meno importanti di avere una compagnia aerea tutta italiana magari anche Statale…n’est ce pas?

1 commento:

Riccardo Gallottini ha detto...

Con un analisi costi benefici ( abc) la Tav non sarebbe realizzata. Io sono d'accordo su questi tipi di metodi,o come altri importarti dal mondo anglosassone. Credo però che ci sia anche un costo politico che difficilmente è trascurabile. Purtroppo in Italia, manca la cultura del mercato, ma è presente la cultura del consenso