Il dibattito estivo sui prezzi dei carburanti ha, se non altro, contribuito ad attirare l'attenzione sul tema della necessaria liberalizzazione della rete di distribuzione. Il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà ha detto che "i nostri distributori devono rendersi conto che non possono fare l'unico profitto sulla benzina, occorre che abbiano anche altri prodotti". Il consigliere per le questioni petrolifere del ministro dello Sviluppo economico, Umberto Carpi, che oggi presiederà il tavolo tra ministero e compagnie, è pervenuto a conclusioni simili. Ma allora, se questo è il problema, viene da chiedersi di cosa abbiamo parlato per giorni. E viene da chiedersi, visto che lo stesso Catricalà riconosce che il differenziale con l'Europa dipende soprattutto da problemi di rete, perché mai l'Antitrust mantenga aperta una procedura che poggia su fondamenta fragili per usare un eufemismo.
Liberalizzare vuol dire rimuovere una marea di vincoli che impediscono una reale e piena concorrenza nel settore della distribuzione dei carburanti in rete: cancellare le barriere all'avvio di nuovi impianti ma anche quelle alla diversificazione del mix merceologico dei distributori; eliminare gli assurdi limiti a orari e turni; ed eliminare (come, giustamente, la "lenzuolata" di Pierluigi Bersani già ha cominciato a fare) le difficoltà all'apertura di stazioni di rifornimento presso super- ed ipermercati. Ma per fare questo ci vogliono coraggio e visione, perché l'opposizione sarà fortissima: dai gestori degli impianti (unici in Europa a essere organizzati in sindacati, e forse questo tema sarebbe più meritevole dell'attenzione dell'Antitrust) alle regioni, che oggi rappresentano la più resistente incrostazione legale.
Se dunque questo è il problema, il teatrino a cui abbiamo assistito in questi giorni è semplicemente ridicolo. Anziché parlare della questione vera - nelle stesse parole di Carpi e Catricalà, e con buona pace di Alfiero Grandi - e tentare di risolvere nodi che sono tutti politici, il governo ha convocato i petrolieri dando la sensazione di perseguire un obiettivo che nulla ha a che fare col prezzo della benzina: come ha scritto Alberto Clò, pare di aver assistito a una sorta di gioco dell'oca tra ministero e Antitrust, nel quale entrambi hanno tentato di accreditarsi presso l'opinione pubblica come i cavalieri bianchi che avrebbero sconfitto il caro-pieno.
venerdì 10 agosto 2007
Se Bersani e Catricalà fanno il gioco dell'oca
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