Per chi scrive di rischi, il rischio è asimmetrico: é più vantaggioso essere pessimisti che ottimisti. L'errore del pessimista sarà facilmente dimenticato nel generale sollievo per lo scampato pericolo; la reputazione dell'ottimista che, dando poca importanza alle nuvole, aveva previsto sereno, sarà per sempre distrutta da chi si è preso una bagnata. Sono quindi comprensibili i commentatori che, di fronte agli sconquassi che hanno colpito i mercati finanziari, si sono lasciati andare a dipingere scenari foschi, a ingigantire i timori di fronte a fenomeni difficili da individuare come dinamica e da valutare come entità. Ma in questi giorni si è letto anche dell'altro: pessimismi che vanno aldilà della prudenza professionale, commenti in cui la ricerca del colpevole interessa più della individuazione delle cause. Se due persone che non sono d'accordo su niente, come Eugenio Scalfari e Giulio Tremonti, evocano entrambi lo spettro del 1929, è difficile che sia perché le loro diagnosi coincidono. Entrambi usano solo l'immagine della più devastante crisi del capitalismo moderno: l'uno per incolpare la globalizzazione senza regole; l'altro per accusare la finanza senza controlli, gli stessi eccessi che avrebbero condotto al "Grande crollo" e che ora, a suo dire, potrebbero lasciare senza introiti chi aveva affidato i suoi risparmi ai fondi pensione. Anche altri commentatori che scrivono sui grandi giornali d'opinione, sembrano godere, in preda a Schadenfreude, nel seminare panico, nel denudare un sistema marcio in tutte le sue articolazioni: agenzie di rating omertose, consulenti interessati solo alle proprie provvigioni e incuranti dei rischi che fanno correre agli ignari risparmiatori, banche centrali disposte a salvare i colpevoli di guai che erano state incapaci di prevenire, e hedge fund, soprattutto gli hedge fund, strumenti opachi di speculazioni spericolate. Come se ora potessero liberamente gridare quello che avevano sempre pensato dell'America e di Wall Street, degli americani stupidi e ingordi e dei banchieri disonesti che li tosano, dell'economia finanziaria che cresce come un bubbone sull'economia reale. E chiedono interventi dei Governi, per punire e vietare, per amputare e proibire. Evitare del tutto i disastri non sarà mai possibile, tanto meno nella finanza, un'attività che ha per sua natura lo speculare sul futuro, e in cui c'è chi guadagna e chi perde. Ma questo sistema, anche grazie ai nuovi strumenti finanziari, ha consentito una crescita dell'economia mondiale lunghissima, ha accompagnato l'emergere da fame e miseria di centinaia di milioni di persone: un fatto senza precedenti per durata e entità. Peccati ci sono stati e vanno corretti. Ma il terrorismo di certi commentatori e gli interventi di certi chirurghi potrebbero essere peccati davvero capitali.
mercoledì 22 agosto 2007
Subprime, calma e sangue freddo
Franco Debenedetti ha scritto cose molto avvedute e condivisibili, sull'isterismo da subprime che sta contagiando un buon numero di aspiranti Cassandre. Di seguito, un copia-e-incolla dalla sua rubrica su "Vanity Fair":
Nessun commento:
Posta un commento