Massimiliano Trovato, nel suo ultimo post, giustamente esprime soddisfazione per il fatto che l'Autorità del garante della concorrenza e del mercato pare avere aperto gli occhi su Poste italiane. Quindi, ogni tanto, qualche spiraglio si apre.
Ma in generale, purtroppo, piove sempre sul bagnato. Si continua a regolare ciò che è già straregolato. Un esempio. La pubblicità dei medicinali è riservata a pochi prodotti (quella da automedicazione), mentre sulla più parte delle medicine grava un bando europeo all'informazione (Carlo Stagnaro ed io ce ne siamo occupati in uno dei primi Briefing Paper dell'IBL). Che cosa fa il ministro Turco? Ficca il naso nei contenuti pubblicitari relativi alle poche medicine di cui è possibile fare uno spot, per insegnare ai pubblicitari a parlare più piano.
Si tratta per inciso degli stessi prodotti la cui vendita è stata "liberalizzata" dal suo collega Bersani. Per i quali quindi i pazienti/consumatori avranno più opportunità d'acquisto, ma informazione ancora più regolata alla fonte, quindi più costosa, quindi disincentivata. Come dire che potremo comprare in più posti qualcosa rispetto alla quale saremo meno informati. Non è un problema per i prodotti da banco già forti e con un brand consolidato: ma per quelli nuovi, ai quali la pubblicità serve per farsi conosceere?
In generale, però, è un altro aspetto quello veramente irritante. L'assunto di base di questo provvedimento, come al solito, è che il consumatore è un fesso, incapace non dico di leggere, ma persino di accorgersi (dopo anni e anni che prende l'aspirina!) dell'esistenza del "bugiardino". Stato regolatore, o Stato mamma?
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