domenica 18 maggio 2008

Fallimenti del mercato

Intervistato sul Sole 24 ore in merito all’aumento del costo del petrolio, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, dichiara: «siamo di fronte a un caso scolastico di fallimento del mercato».
Quando gli viene chiesto perché, continua: «perché quando hai i senatori democratici americani che propongono una legge per valutare se c'è stata una speculazione del mercato vuol dire che la tentazione di regolare i mercati è forte, troppo forte per resistere».
Ora, tutti sappiamo che i fallimenti del mercato sono uno degli escamotages inventati dagli economisti per giustificare l’intervento pubblico. Solitamente, questi economisti cercano di giustificare quando e perché ci sia un fallimento del mercato che richieda l’intervento statale. Nell’articolo del Sole, invece, il ragionamento è circolare: c’è un fallimento del mercato perché lo stato vuole intervenire! Sarebbe come a dire che c’è un tumore perché l’oncologo ha voglia di operare…
Senza contestare la teoria generale dei fallimenti del mercato, che pure è tutt’altro che solida, vediamo più attentamente i punti d’analisi.

Il cartello
Questo è un esempio banale di fallimento del mercato. e diventa ancora più banale quando si parla di petrolio: l’Opec. L’Opec è un cartello dichiarato, è formato da petrolieri avidi, e per di più mediorientali: come si fa a non odiarli? Peccato che da quando è in piedi, non sia riuscito una volta a tener fede alle dichiarazioni cartellistiche: troppo forte l’incentivo a “scartellare”. Non a caso, a Microeconomia – corso introduttivo, è l’esempio scolastico non della pericolosità dei cartelli, ma della loro instabilità (a causa del dilemma del prigioniero).

La guerra
Sicuramente la guerra è una brutta cosa. Sicuramente l’instabilità geopolitica del Medioriente rende più difficile il funzionamento del mercato. Ma non è un fallimento del mercato: è un fallimento della politica, della diplomazia, del genere umano, financo. È una causa esogena, non un fallimento del meccanismo di coordinamento delle attività umane che è il mercato. Sarebbe come a dire che se in seguito ai bombardamenti la gente muore è un fallimento della medicina moderna.

Investimenti
Tabarelli continua spiegando che i paesi produttori, una volta nazionalizzate le imprese, hanno perso la possibilità di usufruire della tecnologia estrattiva più avanzata, controllata dai paesi occidentali. Verissimo. Sarebbe forse più corretto dire che nazionalizzando i pozzi di petrolio, questi paesi hanno impedito la gestione da parte delle imprese più efficienti e l’hanno affidata a dei, ehm, “campioni nazionali”: ma è un fallimento del mercato o della politica?

La peste verde
Le chiacchiere ambientaliste con cui i governi dei paesi occidentali, ed in particolare l’utopica Europa del 20-20-20, amano trastullarsi stanno dando informazioni sbagliate ai produttori: fanno credere che fra qualche anno non avremo più bisogno di petrolio, e «per questo stanno spremendo quello che si può spremere per ricavare più possibile da ciò che hanno». Che l’idea di sopravvivere con i biocarburanti o l’idrogeno (e per trasformare l’idrogeno in una fonte di energia non bastano maggiori investimenti e più ricerca: bisogna abolire la seconda legge della termodinamica) sia una follia è vero. Ma, ancora una volta, chi ci ha infilati in questa follia? Il mercato, o la politica che sta drogando il mercato con decenni di incentivi all’energia verde?

Il costo marginalmente basso
Uno dei motivi per cui il caro-prezzi energetico, che si riverbera su tutti gli altri settori produttivi, è un fallimento del mercato è perché… «la benzina costa ancora meno dell'acqua. Considerando anche la tassazione elevata, il costo è ancora marginalmente basso... ». L’osservazione si commenta da sé.


Il prezzo del petrolio sta salendo. E salirà ancora, probabilmente, perché la domanda aumenta. Non è il mercato che può ridurre la domanda - a meno che non vogliamo augurarci che si personifichi e vada ad ammazzare un qualche miliardo di asiatici in paesi che stanno crescendo ed, orrore!, vogliono la macchina e l’elettricità in casa come noi. Il mercato non può nemmeno moltiplicare i pozzi di petrolio. Tutto quello che può fare è comunicare, attraverso i prezzi, ai produttori che c’è più gente che vuole questi prodotti: e lo sta facendo benissimo. È colpa del mercato se una serie di cause politiche non rendono possibili gli investimenti? È colpa delle sette sorelle se non gli vengono concessi i permessi per fare il loro lavoro ed aumentare l’offerta?

Qualche giorno fa, alla presentazione di un bel libro del prof. Clò, qualcuno ha detto che non possiamo fare affidamento sul mercato, per assicurarci la sicurezza energetica, perché basta un nulla per farlo crollare. L’esempio utilizzato era l’uragano Katrina, che ha allagato alcuni stabilimenti di raffinazione, mettendo in ginocchio la produzione americana. Ovviamente, se l’uragano si fosse chiamato Natasha ed avesse colpito gli stabilimenti dell’Unione Sovietica dei bei tempi, questi non si sarebbero allagati…
Anche in questo caso, invece, il mercato è stato impeccabile: aumentando i prezzi dell’energia, ha subito attirato investimenti e permesso di risistemare gli impianti in meno di due mesi.
Cosa vogliamo di più, per dichiarare che non c’è un fallimento del mercato? Che impedisca il maltempo?

Crossposted@realismo energetico

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Personalmente ritengo che quella dei fallimenti del mercato sia una teoria molto seria. Importante, però, al fine di un suo corretto impiego, che venga prima di tutto compresa. Banale ma purtroppo causa principe dei fallimenti dell'economia. Chiunque si sente un po' economista dentro, e quindi legittimato a sparare a zero su questa o quella scuola di pensiero o teoria. Difficilmente gli stessi commentatori si sentirebbero a proprio agio a disquisire di fisica subatomica. Sfortunatemente la differenza di complessità delle materie non è marcata al punto da giustificare un così differente approccio. In economia ciò che manca è la percezione di tale complessità, si ha sempre l'impressione che ragionamenti semplici e superficialmente logici siano quelli corretti, e si agisce di conseguenza. Chiunque poi, di fronte a tali ragionamenti può sentirsi convinto, per la loro chiarezza ed apparente ovvietà. Ed ecco che in poco tempo vedono la luce fenomeni di isteria di massa che sfociano in interviste come quella riportata da Rosamaria. Giornale serissimo e seguito da altrettanto seri lettori. Mi domando quanti, dopo aver "letto in diagonale" il pezzo, abbiano pensato "Beh, mi sembra un'opinione ragionevole". Non lo è.

Non vi è nemmeno l'ombra del fallimento del mercato. Neanche il cartello, nel caso dell'OPEC, rappresenta un fallimento; è anzi l'apogeo del SUCCESSO del mercato. Un ristrettissimo numero di agenti gestisce una delle risorse più preziose del pianeta: sgomitano, si arrabbiano, ce la mettono tutta, ma non ce la fanno proprio a colludere, è più forte di loro. E non ce l'hanno mai fatta. Il mercato si infila nelle pieghe del loro egoismo, e rende possibile l'usuale e tritatissima alchimia di trasfomare i vizi privati in pubbliche virtù. Inoltre, volendo mettere i puntini sulle i, il cartello di per sè non rappresenta un fallimento del mercato. Non è condizione necessaria e tantomeno sufficiente. Un eventuale potere di mercato "sostanziale", e non solo "formale", potrebbe essere causa di fallimento. Le altre supposte motivazioni si commentano da sole.

Anonimo ha detto...

Il debito pubblico e' un ritornello senza fine: si ricorre al ripiano dei disavanzi e poi mancano i fondi per Alitalia: Una volta al debito si ricorreva , es, per le guerre, prestiti postali, oggi si e' dato vita ad un mercato finanziario che drena l'intero risprmio delle famiglie in aggiunta alla pressione fiscale: Il debito andava concepito con rientri da salvataggi ed investimenti

enricodesimone ha detto...

Il costo del barile, oltre che dalla svalutazione del dollaro a produzione invariata, dipende anche non propriamente dalla speculazione ma dal cambio essendo le transazioni regolate in dollari e non in euri; daltronde, pero',se occorrono piu' dollari per il barile , con gli stessi euri compro piu' dollari a compensazione dell'aumento del barile, donde, almeno peril secondo fattore dovremmo essere non influenzati dalla svaloutazione del dollaro rispetto all'euro ed in invece alla pompa paghiamo sempre di piu'!

enricodesimone ha detto...

.....rectius:......oltre che dalla accresciuta domanda, della Cina sovrattutto,.....

enricodesimone ha detto...

La diplomazia amicale di Berlusconi non trova precedenti storici ed offre maggiori margini di superamento ostacoli alla risoluzione di dissidi

enricodesimone ha detto...

Libera iniziativa economica ed arbitrio del libero mercato: il doppio del doppio alla Repubblica wimar

enricodesimone ha detto...

Il mercato e' luogo di tanti mercati, del pesce, della carne, della casa,dei titoli ( borsa ) ecc; sono i sistemi a fallire e non il luogo dello scambio delle cose. Lo stesso LaRouche con la riorganizazione fallimentare di cui discerta si riferisce al sistema e non almercato in senso fisico che rimane il termometro dell'articolazione non armonica del sistema prima produttivo e poi di scambio sottostate all'alchimia finanziaria. Sostituire il sistema del credito bancario e finanziario con quello del credito-debito delle ore lavorative sottratte al mercato del lavoro e retribuite dall'intemediario Stato con ritorno a ciclo produttivo concluso: evoluzione storica del baratto col lavoro come unita' di misura e fattore primario della combinazione natura capitale lavoro non piu' quale subordinata economica.Enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Il petrolio al di sotto di 35 dollari al barile ed a parte il deprezzamento dell'euro dul dollaro. Dovrebbe significare caduta della domanda per la recessione-depressione mondiale, ma ove il numero dei barili estratti e venduti fosse invariato non significherebbe rallentamento della produzione che dal tracollo del costo deve ritrarre nuovo slancio. E'come avere benzina e non le macchine da far camminare.enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Bis per salto!Petrolio,oro,liquidita'e crisi del credito bancario:il petrolio scende, l'oro aumenta, la liquidita' scarseggia e con essa il credito bancario in attesa dello stato banchiere. Se le banco - note erano sostitutive dell'oro prima del corso fozoso, perche' le ore lavorande e lavorate non devono sostituire le banconote? La produzione conferita ai grandi magazzini quali stanze di compensazione dello stato tramite gli istituti di credito ore-lavoro parametrate a unita' di misura regolatrice ( ragione ) degli scambi.enricodesimone@fastwebnet.it

Anonimo ha detto...

Mercato e' luogo di scambio, quindi e' scambio; se scambio deve essere,deve essere tra valori reali; la forma primitiva era il baratto che esprimeva ore lavorate con ore lavorate, primitive ( materie impiegate ) ed aggiunte. Ovviamente un bene deve essere anche richiesto altrimenti rimane gingillo nelle mani di chi lo ha prodotto senza creare ricchezza se non per se ed a carattere affettivo. Lo Stato deve cogliere i bisogni ed i problemi correnti ed il sistema nella misura in cui e' funzionale agli stessi.Enricodesimone@fastwebnet.it

Anonimo ha detto...

Lo Stato si avvale delle banche,ma l'struttoria e la concessione di contributi - ed ora di credito - ben puo' essere degli uffici dei vari dicasteri con i cotrolli della legge di contabilita'di stato, donde il superamento delle trovata dei prefetti; e, poi, se le banche darebbero allo stato il 7 o 8 % di interessi, le banche alle imprese a quanto presterebbero, a 20?Enricodesimone@fastwebnet.it

Anonimo ha detto...

I governatori della Banca di Italia bruciavano le riserve auree comprando dollari per sostenerlo,oggi la Cina sottoscrive il debito pubblico, preoccupata. Al cuore del problema c'e' sempre l'export privilegiato rispetto al consumo interno che dovrebbe costituire l'ossatura armonica di ogni economia ed a ridosso quella per l'estero intesa coe integrativa e non prioritariamente per il sostegno della valuta, ora europea.Enricodesimone@fastwebnet.it

Anonimo ha detto...

Berlusconi con onesta' politica ha ammesso la responsabilita' dell'America di quanto accaduto con ripercusssioni mondiali; consiglio - in tandem con Tremonti - di prestare attenzione ai comunicati di MOVISOL con le dichiarazioni di La Rouche, per ultima, concernente l'allontanamento di Summers ed il pericolo di iperinflazione. enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Alla radio in mattinata apprendevo che le risorse petrolifere hanno 10 anni di vita: ottima previsione per le alimentazioni alternative per il mercato delle moto e per la fine dell'eta' del petrolio; ci saranno anche minori conflitto militari. Enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Con richiamo al 19.2.2009,con linguaggio figurato, oggi c'e' la benzina ma la macchina o e' ferma o va allo sfascio. enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

area dell debito e' Milano e quella del credito? La Cina? enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Rif.to 24.3.2009: ora a La Rouche si e' associato un premio nobel circa la modifica del sistema monetario e finanziario di cui quello bancario e' parte integrante e sostanziale. Quanto al monetario in mano alle banche centrali, farebbero bene ad indirizzare la liquidita' all'industria integrata globale e non per favorire bolle che sono concentrazioni di liquidita' : si sgonfiano per presa di guadagni per rigonfiarsi slottando cosi' sosttuendosi alla precedenteenricodesimone@fastwebnet.it

Anonimo ha detto...

Le imprese falliscono non i mercati che semmai si isteriliscono

enricodesimone ha detto...

" Non c'e' trippa per i gatti " ! O'Bama come Dante: tutto concentrato nel sistema bancocentrico come spremitura al pompelmo col mercato che raccoglie gramigne con isolate fioriture. Senza baratto, meno circolazione di carta moneta che si concentra in borsa creando bolle; quantita' non oltre i beni prodotti surrogando i medesimi per agilita' di scambio enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

La societa' industriale vive anche nel capitalismo delle corporazioni senza stato corporativo favorendo la economia sociale di mercato a fronte dell'egoismo delle lobby che distorcono prima il processo produttivo e poi il mercato stesso con l'offerta conculcata

enricodesimone@fastwebnet.it ha detto...

Alla Cina non conviene dismettere i titoli del debito USA se non altro per dirigere l'orchestra del cambio delle valute enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Esimio Prof. la ciliegina o la corona congiunta all' idraulico polacco, sono immagini soft che non credo si addicano alla drammaticita' del momento.L' euro - come dissi nel breve intervento in appendice del 27 u.s.-, e' uno strumento di scambio, e, quindi, semmai sara' un macigno sulla costruzione romantica dei padri fondatori che comunque va difesa idealmente e contro ogni manovra sovversiva; dal primo giorno la vedevo come aspettativa di civilta' con la integrazione elle legislazioni! Contro tutte le cassandre va detto che l'euro comunque c'e' e ben venga l'allineamento al dollaro come in entrata in vigore. Dopo per la sua strenua difesa vedrei lq sua circolazione limitata alle transazioni internazionali, mentre all'interno il riprisstino di monete nazionali e quindi la doppia circolazione: Della lira dicevo: all'estero vale poco, ma in casa tanto.enricodesimone@fastwebnet.it

enricodesimone ha detto...

Esimio Prof. la ciliegina o la corona congiunta all' idraulico polacco, sono immagini soft che non credo si addicano alla drammaticita' del momento.L' euro - come dissi nel breve intervento in appendice del 27 u.s.-, e' uno strumento di scambio, e, quindi, semmai sara' un macigno sulla costruzione romantica dei padri fondatori che comunque va difesa idealmente e contro ogni manovra sovversiva; dal primo giorno la vedevo come aspettativa di civilta' con la integrazione elle legislazioni! Contro tutte le cassandre va detto che l'euro comunque c'e' e ben venga l'allineamento al dollaro come in entrata in vigore. Dopo per la sua strenua difesa vedrei lq sua circolazione limitata alle transazioni internazionali, mentre all'interno il riprisstino di monete nazionali e quindi la doppia circolazione: Della lira dicevo: all'estero vale poco, ma in casa tanto.enricodesimone@fastwebnet.it

Anonimo ha detto...

Il federalismo si concilia con laglobhalizzazione?

Anonimo ha detto...

Anonimo sub e'enricodesimone@fastwebnet.it: ho difficolta' di invio!