La situazione di Alitalia è sempre più critica; il commissariamento della compagnia di bandiera potrebbe essere la soluzione definitiva del processo di privatizzazione iniziato ormai 16 mesi fa, nel dicembre del 2006.
In seguito al rinvio del consiglio di amministrazione del 26 Maggio, che aveva il compito di esaminare i conti del vettore del 2007, e ai dati pubblicati il giorno successivo che evidenziavano una perdita vicina al mezzo miliardo di euro forse sarebbe meglio chiedere la fine dell’agonia del vettore.
Nel corso dello scorso anno Alitalia ha bruciato 364 milioni di Euro, ma con la svalutazione della flotta, il passivo sfiora i 500 milioni di Euro. Negli ultimi nove anni, la compagnia ha bruciato più di 3 miliardi di Euro, sempre ripianati con salvataggi di Stato. Le perdite nel primo trimestre del 2008 sono state di 215 milioni di Euro; per ogni 100 euro ricavati, la compagnia ne ha spesi 115, in peggioramento rispetto al già difficile primo trimestre 2007. La disponibilità finanziaria netta a fine marzo era di soli 36 milioni di Euro e la ricapitalizzazione è sempre più necessaria, poiché il patrimonio è quasi negativo.
Il bilancio del 2007 è risultato profondamente preoccupante. Il miglioramento rispetto al 2006 è molto illusorio. I maggiori ricavi derivano in gran parte alle operazioni straordinarie, quali la vendita di slot o la vendita di opzioni sul carburante. Le minori uscite sono dovute al minor costo del carburante (grazie alla forza dell’euro nel 2007 il jet - fuel è costato di meno) ed ad una svalutazione della flotta molto meno ingente rispetto allo scorso anno.
Al netto di questi maquillage, la perdita operativa sarebbe stata non solo ben superiore ai 310 milioni di Euro effettivamente contabilizzati, ma anche superiore ai 466 milioni di Euro del 2006.
L’anno in corso rischia di essere veramente campale per la compagnia e i dati del primo trimestre ne sono la conferma.
Alitalia, dal momento dell’abbandono dell’amministratore delegato Maurizio Prato, è senza una guida reale. L’uscita di AirFrance - KLM, a causa dell’opposizione dei sindacati e dall’atteggiamento irresponsabile di molti politici, ha lasciato la compagnia sempre più vicina al commissariamento. Il colosso franco-olandese prevedeva un investimento di 6,5 miliardi di Euro e un’iniezione di capitali immediata per circa 2 miliardi di Euro. La sola soluzione alternativa trovata attualmente è un prestito ponte di 300 milioni di Euro da parte del Ministero delle Attività Produttive, che si configura come aiuto di Stato.
Il prestito ponte, tramite un decreto del Governo, avrebbe inoltre lo scopo di ricapitalizzare l’azienda ormai sull’orlo del fallimento. Questa mossa disperata serve a rimandare una ricapitalizzazione di Alitalia e di conseguenza allungare i tempi dell’agonia in attesa del concretizzarsi di una cordata
Il vettore è sull’orlo del baratro, pur essendo i mesi estivi i meno difficili grazie alla stagionalità favorevole del settore aereo; infatti sta iniziando l’effetto per il quale i clienti prenotano su altre compagnie per paura che Alitalia possa fallire. Nei primi tre mesi dell’anno corrente, l’offerta del vettore è diminuita del 5,8 per cento, ma la domanda è crollata di quasi il 10 per cento rispetto al 2007.
Le responsabilità di questa crisi sono totalmente a carico dei sindacati e dei politici.
È necessario dunque lasciare agire il mercato, in modo che le compagnie più efficienti possano continuare a far sviluppare il mercato del trasporto aereo italiano. Il salvataggio di Alitalia non può essere effettuato ancora una volta sulle spalle dei contribuenti italiani con una notevole distorsione del mercato. Il Governo deve agire per una immediata rinegoziazione degli accordi bilaterali che regolano molte rotte intercontinentali, in modo che anche il mercato intercontinentale venga pienamente liberalizzato.
In seguito al rinvio del consiglio di amministrazione del 26 Maggio, che aveva il compito di esaminare i conti del vettore del 2007, e ai dati pubblicati il giorno successivo che evidenziavano una perdita vicina al mezzo miliardo di euro forse sarebbe meglio chiedere la fine dell’agonia del vettore.
Nel corso dello scorso anno Alitalia ha bruciato 364 milioni di Euro, ma con la svalutazione della flotta, il passivo sfiora i 500 milioni di Euro. Negli ultimi nove anni, la compagnia ha bruciato più di 3 miliardi di Euro, sempre ripianati con salvataggi di Stato. Le perdite nel primo trimestre del 2008 sono state di 215 milioni di Euro; per ogni 100 euro ricavati, la compagnia ne ha spesi 115, in peggioramento rispetto al già difficile primo trimestre 2007. La disponibilità finanziaria netta a fine marzo era di soli 36 milioni di Euro e la ricapitalizzazione è sempre più necessaria, poiché il patrimonio è quasi negativo.
Il bilancio del 2007 è risultato profondamente preoccupante. Il miglioramento rispetto al 2006 è molto illusorio. I maggiori ricavi derivano in gran parte alle operazioni straordinarie, quali la vendita di slot o la vendita di opzioni sul carburante. Le minori uscite sono dovute al minor costo del carburante (grazie alla forza dell’euro nel 2007 il jet - fuel è costato di meno) ed ad una svalutazione della flotta molto meno ingente rispetto allo scorso anno.
Al netto di questi maquillage, la perdita operativa sarebbe stata non solo ben superiore ai 310 milioni di Euro effettivamente contabilizzati, ma anche superiore ai 466 milioni di Euro del 2006.
L’anno in corso rischia di essere veramente campale per la compagnia e i dati del primo trimestre ne sono la conferma.
Alitalia, dal momento dell’abbandono dell’amministratore delegato Maurizio Prato, è senza una guida reale. L’uscita di AirFrance - KLM, a causa dell’opposizione dei sindacati e dall’atteggiamento irresponsabile di molti politici, ha lasciato la compagnia sempre più vicina al commissariamento. Il colosso franco-olandese prevedeva un investimento di 6,5 miliardi di Euro e un’iniezione di capitali immediata per circa 2 miliardi di Euro. La sola soluzione alternativa trovata attualmente è un prestito ponte di 300 milioni di Euro da parte del Ministero delle Attività Produttive, che si configura come aiuto di Stato.
Il prestito ponte, tramite un decreto del Governo, avrebbe inoltre lo scopo di ricapitalizzare l’azienda ormai sull’orlo del fallimento. Questa mossa disperata serve a rimandare una ricapitalizzazione di Alitalia e di conseguenza allungare i tempi dell’agonia in attesa del concretizzarsi di una cordata
Il vettore è sull’orlo del baratro, pur essendo i mesi estivi i meno difficili grazie alla stagionalità favorevole del settore aereo; infatti sta iniziando l’effetto per il quale i clienti prenotano su altre compagnie per paura che Alitalia possa fallire. Nei primi tre mesi dell’anno corrente, l’offerta del vettore è diminuita del 5,8 per cento, ma la domanda è crollata di quasi il 10 per cento rispetto al 2007.
Le responsabilità di questa crisi sono totalmente a carico dei sindacati e dei politici.
È necessario dunque lasciare agire il mercato, in modo che le compagnie più efficienti possano continuare a far sviluppare il mercato del trasporto aereo italiano. Il salvataggio di Alitalia non può essere effettuato ancora una volta sulle spalle dei contribuenti italiani con una notevole distorsione del mercato. Il Governo deve agire per una immediata rinegoziazione degli accordi bilaterali che regolano molte rotte intercontinentali, in modo che anche il mercato intercontinentale venga pienamente liberalizzato.
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