mercoledì 21 maggio 2008

Meno tasse per il Sud

Lo so che non è abbassando le tasse che ci si libera dalla criminità organizzata, che si trasforma il Meridione in un tempio della certezza del diritto, che si sbaraccano i rifiuti dalle strade di Napoli. Per tutti questi buoni motivi, la proposta dell'IBL (trasformiamo il Mezzogiorno in una "no tax region") raccoglie reazioni freddine.
Via e-mail, ci è stato fatto notare che il Sud "è già una no tax region": perché in tanti non pagano le tasse. Ma un conto è un'evasione diffusa (che comunque "abbassa" i costi dell'operazione), altro trasformare la possibilità di essere esentati dalle imposte in uno strumento di attrazione di capitali.
Raccontata per sommi capi, la proposta (elaborata in "Liberare l'Italia. Manuale delle riforme per la XVI legislatura" da Piercamillo Falasca) prevede:
- un azzeramento delle imposte sul reddito delle imprese che investono in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna per 10 anni, anche per le imprese già ora presenti;
- per i 5 anni successivi, un livello d’imposta pari al 50 per cento dell’aliquota nazionale;
- l’istituzione di una flat tax del 10 per cento per i cittadini stranieri che decidano di porre la loro residenza in una regione del Sud Italia ma che producano il loro reddito prevalentemente all’estero, mutuando – con modifiche – l’esperienza britannica dei cosiddetti “non-dom”.
Ripeto. Nulla di tutto questo serve a liberare le strade di Napoli dalla monnezza, né mette alla sbarra mafia e camorra. Ma magari serve a dare al Sud un orizzonte diverso, una diversa prospettiva, una traiettoria di sviluppo. Non mi sembra poco.

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