Il blog sulla concorrenza dell'Istituto Bruno Leoni
sabato 31 maggio 2008
Dizionario dal Brasile / Autarchia
Questa incredibile foto, scattata da una missione di ricognizione nei cieli dell'Amazzonia, mostra com'era il mondo quando non c'era il capitalismo.
7 commenti:
Anonimo
ha detto...
Esatto, ossia quando non si era ancora insinuato in quelle terre il germe velenoso dell'imperialismo europeo che quelle genti le ha sterminate con il futile pretesto secondo il quale esse erano barbare, infedeli e non civilizzate. Andiamone fieri. Marco R.
Per tua informazione Stagnaro quelle persone verranno presto fatte smobilitare dal loro insediamento proprio a causa del capitalismo che tu idolatri! C'è ben poco da essere orgogliosi. Marco R.
Caro Marco, fra capitalismo e imperialismo c'è la stessa differenza che c'è fra offire una merce o un lavoro e puntare una baionetta: sta attento a non confondere le due cose. Spesso, nella contingenza storica, i capitalisti si sono serviti della violenza controllata dallo stato: questo non è il mercato che Carlo, come me, idolatra e di cui siamo orgogliosi. Il mercato è un meccanismo di scambio volontario, che ha permesso un eccezionale sviluppo al mondo, ha reso possibile la sopravvivenza di molte più persone, ed una qualità della vita incredibilmente migliore. Un esercito che colonizza e sottomette, invade e stermina una popolazione, non c'entra assolutamente nulla con il mercato.
Gentile Signora Bitetti, la sua spiegazione è tanto piana e sicura quanto lontana dalla realtà. Come spiega allora il fatto che questi indigeni verranno costretti (dico costretti) ad abbandonare i propri insediamenti a causa della presenza di una industria mineraria che opera lì vicino e che inquina a tutto spiano? Sono questi gli effetti della globalizzazione che ci avrebbero garantito "una qualità della vita incredibilmente migliore" come lei assicura? Io non credo. Io sono convinto del fatto che di volontario negli scambi di cui lei parla ci sia tanta teoria e poca pratica. Non fingiamo che le parti in un contratto siano sempre sullo stesso piano, questa è pura ipocrisia degna del più cinico dei formalisti. C'è chi per un lavoro mal pagato che rasenta lo sfruttamento accetterebbe lo stesso di svolgerlo, ma questo non significa essere liberi di scegliere. Marco R.
Gentile Marco, non so se verranno costretti, e se verranno costretti - dico costretti - sarà un gesto vergognoso. Ma non meno vergognoso è, col pretesto di "salvare le culture indigene", costringerli - dico costringerli - a restare isolati dalla civiltà, dipinti di rosso e con un'aspettativa di vita alla nascita (suppongo) attorno ai 40-50 anni. Questi poveracci sono persone in carne e ossa che vivono una vita di merda (dal punto di vista materiale: di cose dello spirito, non sono un grande esperto); impedirgli di accedere ai benefici della modernità e del progresso - che sono poi il portato del mercato e della globalizzazione - è uno dei pensieri più bastardamente egoisti che si possano nutrire.
Beh mi dispiace, ma io sono di parere opposto. Ovvero che sarebbe vergognoso costringere chi non vuole affatto "godere dei privilegi della globalizzazione" ad "emanciparsi". L'unica cosa vera è che la globalizzazione è il nuovo comunismo, ci uniformerà tutti senza lasciare spazio alle diversità. Io non ne andrei fiero. Marco R.
Sono d'accordo con lei. Credo anch'io che sarebbe vergognoso _costringere_ quelle persone a smettere di pitturarsi la panza, se vogliono continuare a farlo. Ma questa non è una buona ragione per lasciarli a morire di morbillo e influenza, assediati dai pidocchi, come se fossero gli ultimi esemplari della foca monaca.
Liberalizzazioni.it è il blog sulla concorrenza dell'Istituto Bruno Leoni, il think tank liberale italiano. Le opinioni espresse in questo spazio rispecchiano unicamente il pensiero dei loro autori e non possono in alcun modo essere attribuite all'IBL.
7 commenti:
Esatto, ossia quando non si era ancora insinuato in quelle terre il germe velenoso dell'imperialismo europeo che quelle genti le ha sterminate con il futile pretesto secondo il quale esse erano barbare, infedeli e non civilizzate. Andiamone fieri.
Marco R.
Per tua informazione Stagnaro quelle persone verranno presto fatte smobilitare dal loro insediamento proprio a causa del capitalismo che tu idolatri! C'è ben poco da essere orgogliosi.
Marco R.
Caro Marco,
fra capitalismo e imperialismo c'è la stessa differenza che c'è fra offire una merce o un lavoro e puntare una baionetta: sta attento a non confondere le due cose. Spesso, nella contingenza storica, i capitalisti si sono serviti della violenza controllata dallo stato: questo non è il mercato che Carlo, come me, idolatra e di cui siamo orgogliosi.
Il mercato è un meccanismo di scambio volontario, che ha permesso un eccezionale sviluppo al mondo, ha reso possibile la sopravvivenza di molte più persone, ed una qualità della vita incredibilmente migliore.
Un esercito che colonizza e sottomette, invade e stermina una popolazione, non c'entra assolutamente nulla con il mercato.
Gentile Signora Bitetti,
la sua spiegazione è tanto piana e sicura quanto lontana dalla realtà. Come spiega allora il fatto che questi indigeni verranno costretti (dico costretti) ad abbandonare i propri insediamenti a causa della presenza di una industria mineraria che opera lì vicino e che inquina a tutto spiano? Sono questi gli effetti della globalizzazione che ci avrebbero garantito "una qualità della vita incredibilmente migliore" come lei assicura? Io non credo. Io sono convinto del fatto che di volontario negli scambi di cui lei parla ci sia tanta teoria e poca pratica. Non fingiamo che le parti in un contratto siano sempre sullo stesso piano, questa è pura ipocrisia degna del più cinico dei formalisti. C'è chi per un lavoro mal pagato che rasenta lo sfruttamento accetterebbe lo stesso di svolgerlo, ma questo non significa essere liberi di scegliere.
Marco R.
Gentile Marco, non so se verranno costretti, e se verranno costretti - dico costretti - sarà un gesto vergognoso. Ma non meno vergognoso è, col pretesto di "salvare le culture indigene", costringerli - dico costringerli - a restare isolati dalla civiltà, dipinti di rosso e con un'aspettativa di vita alla nascita (suppongo) attorno ai 40-50 anni. Questi poveracci sono persone in carne e ossa che vivono una vita di merda (dal punto di vista materiale: di cose dello spirito, non sono un grande esperto); impedirgli di accedere ai benefici della modernità e del progresso - che sono poi il portato del mercato e della globalizzazione - è uno dei pensieri più bastardamente egoisti che si possano nutrire.
Beh mi dispiace, ma io sono di parere opposto. Ovvero che sarebbe vergognoso costringere chi non vuole affatto "godere dei privilegi della globalizzazione" ad "emanciparsi". L'unica cosa vera è che la globalizzazione è il nuovo comunismo, ci uniformerà tutti senza lasciare spazio alle diversità. Io non ne andrei fiero.
Marco R.
Sono d'accordo con lei. Credo anch'io che sarebbe vergognoso _costringere_ quelle persone a smettere di pitturarsi la panza, se vogliono continuare a farlo. Ma questa non è una buona ragione per lasciarli a morire di morbillo e influenza, assediati dai pidocchi, come se fossero gli ultimi esemplari della foca monaca.
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