In Italia pensano ancora di ridurre i costi e fare la concorrenza a botte di trattative sindacali. Dove vivono? Neanche in Francia, oramai, si sentono proporre queste cose! L'assurdo viene raggiunto con l'auto-proclamazione di queste "associazioni di consumatori" che rappresenterebbero tutti noi al tavolo delle trattative! Si rendono conto della follia? Soprattutto, si rendono conto che la pura esistenza dell'associazione consumatori che va a fare la trattativa con i sindacati dei banchieri e dei notai legittima, giustifica e consolida l'esistenza di lobbies anticompetitive come, appunto, l'ABI ed il Consiglio del Notariato?
I sindacati di consumatori giustificano le corporazioni, nota Boldrin, e gli uni e gli altri sono il riflesso della cultura ancora dominante qui da noi. Che è più forte di quanto sembra: non solo non viene archiviata la concertazione con le parti sociali, ma si moltiplica il numero di parti sociali con cui concertare. Questo fatto di per sè dice che non stiamo de-politicizzando mercati (il che sarebbe l'ovvio corollario di una liberalizzazione): consumatori e produttori, lasciati liberi, non "concertano", scambiano. Del resto, perché la classe politica dovrebbe - in assenza di una autentica e forte pressione sociale a muoversi in quel senso - ridurre l'ambito della vita economica su cui ha potere? Preferisce dissimulare (travestire operazioni in cui "detta" i prezzi come liberazzazioni), ridefinire il proprio ruolo (fare sponda coi consumatori, e non coi "lavoratori"), giocare con le parole, che lasciare il banco.
Boldrin chiude il suo articolo chiedendosi dove sia l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (i cui componenti sono spesso ex politici o aspiranti politici, comunque nominati da altri politici), e qui la risposta è complessa. L'Antitrust fa anche cose utili e giuste, ma investe molto tempo e capitale di reputazione nel fare da grancassa proprio alle associazioni di consumatori. Bisogna capirli: piace a tutti, essere applauditi.
Nessun commento:
Posta un commento