Sul Corriere della sera, Mario Monti giustamente plaude al coraggio di Sarkozy nell'affrontare i sindacati, e si compiace del fatto che il Presidente francese disponga di robuste riserve di consenso, pure dopo una serie davvero estenuante di proteste.
L'articolo di Monti (che in passato aveva pure criticato Sarkozy, per il suo approccio protezionista alle politiche commerciali) è interessante perché tradisce un distacco dall'aplomb tecnocratico dell'ex Commissario europeo. Monti, per due anni buoni, è andato proponendo anche per l'Italia soluzioni di "grande coalizione": in base alla bizzarra idea che un governo composto da esponenti di destra e sinistra assieme, potesse permettere alle forze politiche di condividere, pagandolo tutti assieme, il costo in termini di consenso delle riforme.
Ora Monti applaude Sarkozy che accetta un "contributo" dagli avversari, ma non cerca l'inciucio. Che è successo? Avanzo tre ipotesi:
(1) I tecnocrati riscoprono il fascino dell'uomo forte. Del resto, non è più piacevole e comodo fare il "consigliere del principe" di un principe che sa farsi rispettare?
(2) Lo scarso successo (da un punto di vista liberale) dell'esperienza tedesca suggerisce che i comportamenti degli attori della "grande coalizione" sono opportunistici: non è che si riforma con decisione per dividersi il prezzo da pagare, ma ognuno cerca di evitare che lo scotto delle riforme sia pagato dal suo elettorato, in modo che paghino gli altri. Da questo punto di vista, la coalizione che regge il governo Prodi è "grande abbastanza" da fornirci un'anteprima di come funzionerebbe una "grande coalizione"...
(3) Monti crede che l'azione di Sarkozy dimostri comunque che "nessun Paese è irriformabile", il che apre una speranza per l'Italia ma fino a un certo punto, guardando le facce dei nostri rappresentanti. E comunque rende chiaro che non è mettendo assieme due coalizioni illiberali, che si può ottenere un governo liberista.
ps: Monti dice per inciso che la sua "grande coalizione", "sul piano della pedagogia", Sarkozy ce l'avrebbe già. Ma più che un'osservazione, pare un vezzo.
3 commenti:
Mi convince molto il punto (2). Anche io ho sempre pensato che quella al Governo oggi è molto di più di una semplice "Grande Coalizione"..Invocarne altre mi pare fuori luogo, visto come funziona questa.
Dopodichè per quanto riguarda la Germania, è assolutamente vero quanto dici tu, ovvero che dal punto di vista liberale è stato fatto ben poco, a parte la forte diminuzione della tassazione sulle imprese (a partire dal 1 Gennaio 2008). Permettimi però una piccola precisazione. E' certamente vero che SPD e CDU non si sono affatto divise i costi di riforme coraggiose. Ma è altrettanto vero che i costi delle riforme varate non sono stati automaticamente scaricati su "altri". Insomma, il problema è che la Grande Coalizione rafforza ancora di più l'immobilismo. Le riforme fatte non sono riforme. Sono compromessi, che, il più delle volte, non portano proprio da nessuna parte.
a me convicne il punto (1).
La "Grande coalizione" tedesca doveva essere una via transitoria che avrebbe portato il Paese a nuove elezioni. Sono passati (a memoria) due anni o poco pi� ma di elezioni non se ne parla ancora.
Due "blocchi" come SPD e CDU, profondamente divise culturalmente, non possono andare d'accordo sulle riforme, soprattutto in campo economico.
Un p� diverso � il caso italiano, dove sia la "Destra" che la "Sinistra", in campo economico hanno poche diversit�.
L'unico punto dove si � deciso di trattare � la riforma elettorale, ma hanno cominciato solo a parlarne, parlarne, parlarne....
Posta un commento