Vendere una compagnia in “stato comatoso”, come lo stesso Amministratore Delegato Prato definisce Alitalia, non è sicuramente semplice; tuttavia 12 mesi per scegliere il futuro proprietario sono decisamente troppi.
Il vettore italiano, tre giorni fa, ha comunicato che “la riunione del CdA per individuare il soggetto con cui avviare il negoziato in esclusiva possa tenersi entro la metà di Dicembre”; il processo di vendita è cominciato pochi giorni dopo il Natale 2006 e nel frattempo Alitalia avrà perso altri 400 milioni di Euro circa, secondo le stesse previsioni della compagnia.
Dopo avere bruciato almeno 3 miliardi di Euro negli ultimi 9 anni, un processo di vendita più veloce era quantomeno auspicabile (Vd. IBL Focus N°78).
La responsabilità della lentezza della privatizzazione è totalmente del primo azionista della compagnia, lo stesso sulla cui coscienza grava la responsabilità delle perdite accumulate.
In generale la responsabilità è della classe politica che crede di poter utilizzare Alitalia per interessi propri.
Le continue invasioni di campo dei diversi Ministri, Presidenti Regionali, Provinciali e Sindaci hanno ulteriormente rallentato il processo di vendita già penalizzato nell’asta indetta a fine dello scorso anno da clausole assurde, tra le quali le diverse clausole di salvaguardia.
Salvaguardare significa voler mantenere la situazione antecedente alla privatizzazione, cosa che sicuramente, nel caso del vettore di bandiera, non è il massimo dal punto di vista del cittadino contribuente italiano.
La difficile situazione di Alitalia è dunque molto grave per l’intero paese; più grave ancora è voler estendere le difficoltà del vettore a tutto il sistema del trasporto aereo nazionale.
La riforma del ministro Bianchi va in questa direzione; per cercare di salvare la compagnia aerea di bandiera con mezzi diversi da quelli del mercato, penalizza l’intero mercato (Vd. IBL Briefing Paper N°43)
La limitazione della concorrenza causerebbe delle perdite superiori ai 3 miliardi di Euro persi da Alitalia.
La perdita netta per l’intero territorio italiano sarebbe pesantissimo: di questo bisognerebbe tenere in considerazione quando si fanno le leggi.
Non estendiamo la crisi Alitalia all’intero paese, s’il vous plait (Vd. IBL Focus N°69).
Il vettore italiano, tre giorni fa, ha comunicato che “la riunione del CdA per individuare il soggetto con cui avviare il negoziato in esclusiva possa tenersi entro la metà di Dicembre”; il processo di vendita è cominciato pochi giorni dopo il Natale 2006 e nel frattempo Alitalia avrà perso altri 400 milioni di Euro circa, secondo le stesse previsioni della compagnia.
Dopo avere bruciato almeno 3 miliardi di Euro negli ultimi 9 anni, un processo di vendita più veloce era quantomeno auspicabile (Vd. IBL Focus N°78).
La responsabilità della lentezza della privatizzazione è totalmente del primo azionista della compagnia, lo stesso sulla cui coscienza grava la responsabilità delle perdite accumulate.
In generale la responsabilità è della classe politica che crede di poter utilizzare Alitalia per interessi propri.
Le continue invasioni di campo dei diversi Ministri, Presidenti Regionali, Provinciali e Sindaci hanno ulteriormente rallentato il processo di vendita già penalizzato nell’asta indetta a fine dello scorso anno da clausole assurde, tra le quali le diverse clausole di salvaguardia.
Salvaguardare significa voler mantenere la situazione antecedente alla privatizzazione, cosa che sicuramente, nel caso del vettore di bandiera, non è il massimo dal punto di vista del cittadino contribuente italiano.
La difficile situazione di Alitalia è dunque molto grave per l’intero paese; più grave ancora è voler estendere le difficoltà del vettore a tutto il sistema del trasporto aereo nazionale.
La riforma del ministro Bianchi va in questa direzione; per cercare di salvare la compagnia aerea di bandiera con mezzi diversi da quelli del mercato, penalizza l’intero mercato (Vd. IBL Briefing Paper N°43)
La limitazione della concorrenza causerebbe delle perdite superiori ai 3 miliardi di Euro persi da Alitalia.
La perdita netta per l’intero territorio italiano sarebbe pesantissimo: di questo bisognerebbe tenere in considerazione quando si fanno le leggi.
Non estendiamo la crisi Alitalia all’intero paese, s’il vous plait (Vd. IBL Focus N°69).
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