mercoledì 17 ottobre 2007

Lavoce.info sul caso Microsoft

Lavoce.info ha pubblicato un utile contributo di Vincenzo Denicolò sulla sostanziale obliterazione, da parte del tribunale di prima istanza, della decisione della Commissione europea su Microsoft. E' un tema del quale ci siamo occupati sia su questo blog, sia altrove, e non è il caso di ritornare sugli argomenti che all'Istituto Bruno Leoni ci paiono sensati e ragionevoli - e che invece non godono di molta fortuna, in sede europea.
L'articolo di Denicolò parte da premesse diverse da quelle di chi ha difeso Microsoft leggendo le teorie della concorrenza come se fossero, fondamentalmente, "teorie della giustizia" (ovvero pensando che in una certa misura vi sia una "teoria del titolo valido" che si applica anche alle quote di mercato - scusate la rozzezza dell'approssimazione). Tuttavia, sostiene che "la tutela della concorrenza e della proprietà intellettuale hanno, o dovrebbero avere, lo stesso obiettivo: garantire agli innovatori un livello di remunerazione appropriato a stimolare l’attività innovativa senza però escludere i consumatori dai benefici delle innovazioni". Se questo è per Denicolò l'orizzonte ideale, basandosi su una valutazione di ciò che è stato fatto nel caso Microsoft egli arriva in fretta a stilare la lista dei prossimi bersagli nel mirino della Commissione europea: "È facile stilare l’elenco dei prossimi possibili bersagli: Apple, Ibm, Qualcomm, Intel. Un elenco che ricalca pericolosamente quello delle imprese più innovative nei rispettivi settori".
Nel caso di Qualcomm (l'indagine è aperta), l’UE parla di abuso di posizione dominante perché Qualcomm chiederebbe troppe royalty per l’utilizzo del suo brevetto. E' interessante scorrere la lista delle imprese che hanno sollecitato l’indagine: vi si trovano quattro clienti di Qualcomm, fabbricanti di telefonini, e due competitori di Qualcomm, nel mercato dei chip. Il parallelo con il caso Microsoft ("mosso" da concorrenti che cercavano rivalsa) è evidente.
Oltre all'articolo di Denicolò, sono interessanti i commenti dei lettori (lo sono sempre, a dire il vero, su Lavoce). Gli argomenti dell'autore non sono stati ben ricevuti. E da più parti si vanta la migliore qualità del software libero.
Non so se sia un fenomeno prettamente italiano, ma è surreale che anche una questione complessa come questa venga ridotta a derby di calcio: la squadra del software libero contro la squadra del software proprietario, i piccoli developers contro le grandi multinazionali. In realtà i due fenomeni coesistono senza grossi problemi. Come ha ricordato Richard Epstein, tutti i sistemi di tutela della proprietà intellettuale sono composti di un mix di commons e diritti di proprietà invece stringentemente regolati. Parlando di Microsoft a Bruxelles, poi, si arriva molto vicino a discutere di segreti industriali, che reggono (reggerebbero) anche in assenza di un sistema (gestito dagli Stati) di tutela di diritti di sfruttamento monopolistico delle innovazioni.
Non c'è nulla di facile in questi problemi, e strizzarli in un post è di per sè riduttivo. Ma a leggere certi commenti sembra quasi che il fatto che Explorer sia inserito in Windows leda la libertà degli utenti di scaricarsi Firefox. Da utente Apple che scrive questo blog in una tag di "Camino", vi assicuro che non è così.
Le questioni che pone Denicolò sono molto più appropriate. Non mettono piede sul terreno della giustificazione delle teorie della concorrenza (anche se l'autore offre una prospettiva interessante, sull'intersezione di tutela della competizione e regimi di proprietà intellettuale). Ma cercano di soppesare le concorrenze dell'approccio di Bruxelles. E' vero o non è vero che le imprese che fanno innovazione sono disincentivate dal continuare a farla, nel nostro continente, dal momento che chi sul mercato arranca può rifarsi per via "europea"?
E' questa la domanda a cui rispondere. E non basta a salvarci la coscienza aggrapparci all'idea romantica per cui l'innovazione si consuma spesso e volentieri in aziende piccole, sul piano dimensionale. Perché in discussione non è il loro diritto di essere e restare piccole - e lo è solo in parte il loro diritto di provare a crescere. Il vero diritto che è in discussione è la libertà dei consumatori, di confrontarsi con una offerta che non sia manipolata politicamente.

1 commento:

Bosch ha detto...

C'e' almeno la notevole eccezione di AMD, impresa europea che fa innovazione. Intel e' gia' stata punita dall'antitrust giapponese per aver ostacolato AMD.