mercoledì 30 luglio 2008

+++ Doha Rip

Questa volta il crollo è davvero sonoro. Ma il Doha Round non è fallito ieri, con la sospensione delle trattative dovuta - questa volta - alla resistenza di Cina e India. L'inizio della fine era stato al ministeriale di Cancun, nel 2003; i negoziati multilaterali erano entrati in coma nel 2005, a Hong Kong. Il resto, speranze e timori inclusi, è stato inutile tentativo di scongiurare l'inevitabile. Ci troviamo, oggi, in un mondo più tremontiano. Con tutti i suoi limiti, la Wto era riuscita a incarnare la tensione (contraddittoria quanto si vuole) verso la globalizzazione. Adesso siamo, davvero, al riflusso, al momento in cui le rugginose organizzazioni internazionali prendono atto di un cambiamento dell'opinione pubblica. L'arrocco di Pechino sulle clausole di salvaguardia può essere la causa materiale del fallimento: ma esso è stato causato anzitutto dal fastidio con cui gli Stati Uniti e soprattutto l'Europa (che ha responsabilità ancora maggiori) hanno vissuto i negoziati. Certo, nel frattempo sono stati conclusi tanti bilaterali, e altri verranno. Però il quadro multilaterale forniva una cornice infinitamente più efficace e positiva. In un certo senso, oggi torniamo al 1994. Con la differenza che allora le speranze le avevamo davanti agli occhi, adesso le abbiamo dietro la schiena.

PS Giuste osservazioni di Paul Krugman.

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