- Perchè commissariare l'azienda (e scinderla in due, quella buona e quella cattiva)? Alitalia è un caso molto diverso rispetto a Parmalat (e simili): il patrimonio netto di Parmalat al momento dell'emersione dello stato di dissesto era pesantemente negativo; l'ammontare dei debiti risultava superiore a quello degli asset patrimoniali ed essi non erano in grado di garantire il rimborso ai creditori. Quando si verifica un caso di questo tipo il dissesto patrimoniale è grado di affossare anche l'attività industriale dell'azienda poichè essa non potrà avvalersi di nuovi finanziamenti e i creditori premeranno affinchè i beni capitali, necessari alla produzione, siano invece ceduti per rimborsare i debiti. Poco importa che la gestione industriale sia sana e in grado di vendere sul mercato il prodotto a un prezzo remunerativo rispetto ai costi unitari di produzione. In questi casi vi sono due strade: (i) quella del fallimento, procedura nella quale l'attività produttiva viene interrotta e gli asset ceduti non più 'funzionanti' al fine di rimborsare pro quota i creditori; (ii) quella regolata dai provvedimenti che prendono il nome di Prodi e Marzano: l'attività produttiva viene salvaguardata dalle 'pretese' dei creditori e, in genere, l'azienda produttiva è ceduta funzionante sul mercato dal commissario mentre i proventi ricavati sono utilizzati per rimborsare i creditori della società preesistente che è posta in liquidazione. Nel caso Alitalia il patrimonio netto è positivo: a fine 2007 ammontava a 381 milioni di euro, valore che si riduce a 166 milioni a fine marzo 2008, dopo aver detratto le perdite del I trimestre (Si noti la prossimità tra tale valore e l'importo offerto proprio a fine marzo da Air France, pari a 135 milioni). Da allora il patrimonio netto è ulteriormente cresciuto per effetto del conferimento bipartisan di 300 milioni e si è ridotto per le perdite del periodo aprile-luglio, che non conosciamo ancora. Poichè il patrimonio netto è positivo il valore degli asset è pienamente in grado di rimborsare i debiti esistenti; perchè dunque commissariare? Per poter cedere l'attività produttiva con più facilità a specifici nuovi investori? Per poterlo fare a prezzi di favore? Al momento attuale solo una cessione degli asset produttivi a prezzi inferiori alla loro valutazione di bilancio porterebbe il patrimonio netto di Alitalia su valori negativi.
- Come saranno utilizzati i capitali finanziari che saranno conferiti dai nuovi investitori? Qualora destinati ad acquisire l'attività produttiva di Alitalia senza i debiti non saranno sufficienti per effettuare i nuovi investimenti necessari a rilanciare l'azienda (in primo luogo l'acquisto di aerei più moderni ed efficienti nei consumi); al contrario, qualora finalizzati prioritariamente ai nuovi investimenti, richiederanno di pagare il meno possibile Alitalia e questo è possibile solo assumendo anche i debiti della compagnia. Ma in tal caso cade completamente l'esigenza di scorporare una new company dalla bad company e appare preferibile che i nuovi investitori: (i) acquisiscano il controllo dell'azienda attuale comperando le azioni del Tesoro (come avrebbe fatto Air France); (ii) procedano all'aumento di capitale, conferendo le nuove risorse. In tal modo sarebbe assicurata la continuità aziendale, non si richiederebbero problematici mutamenti legislativi e sarebbero minimizzati i tempi per il passaggio proprietario.
- Come si pensa di risolvere l'attuale 'dissesto' reddituale di Alitalia, la sua incapacità di recuperare con i ricavi delle vendite i costi di produzione? Su questo aspetto nulla di preciso è trapelato del piano Fenice; eppure si tratta dell'elemento cruciale chiamato a dimostrare la validità del progetto: la nuova gestione sarà economicamente sostenibile oppure riavremo rapidamente un'Alitalia II anch'essa in perdita? Ciò che si può dire è che, anche se si mandasse a casa un quarto dei dipendenti e si evitasse per intero il loro costo del lavoro, ipotesi comunque irrealistica, si arriverebbe ad un risparmio annuo di 200 milioni di euro, cifra utile al risanamento economico finanziario ma del tutto insufficiente a conseguirlo. Il secondo fattore è legato al maggior potere di mercato del nuovo vettore il quale, contando su un quasi monopolio sulle maggiori rotte nazionali, potrebbe aumentare i prezzi. La strategia non stupisce, essendo l'unica in questi anni adottata dalle Poste e dalle Ferrovie, ma poichè il trasporto aereo a differenza degli altri due mercati è pienamente liberalizzato nell'Unione, ci aspettiamo che qualche antitrust, più probabilmente quella europea, metta dentro il naso. In ogni caso i competitori cercheranno di farlo notare, certamente Mr. O'Leary.
- Come si pensano di salvaguardare nei prossimi mesi i requisiti di solidità finanziaria richiesti per mantenere la licenza aeronautica? Le norme italiane richiedono che il vettore disponga delle risorse per pagare i costi dei voli programmati nei successivi tre mesi (negli altri paesi sono richiesti in genere sei mesi). Il problema è che i costi di tre mesi di operatività di Alitalia sono pari, estrapolando dal I trimestre, a 1,2 miliardi e che nelle casse dell'azienda vi è solo una frazione molto ridotta di tale ammontare. Il requisito pertanto non è rispettato. L'ente preposto alla regolazione tecnica e al rilascio-revoca delle licenze, l'Enac, potrebbe chiudere un occhio ma non è razionale che lo facciano anche i clienti Alitalia. Il timore che il volo del quale si sta comperando il biglietto possa non essere effettuato per la crisi del vettore è la spiegazione principale della grossa caduta della domanda che si è verificata all'indomani dell'uscita dalle trattative di Air France: il -24% di passeggeri del bimestre aprile-maggio, ben oltre la riduzione dell'offerta effettuata da Alitalia dopo l'abbandono di Malpensa.
Conclusioni. Se la soluzione Alitalia tarda, le disponibilità finanziarie del vettore sono destinate ad esaurirsi e il rischio di sospensione dei voli ad accrescersi. Con l'aumento di questo rischio i passeggeri saranno orientati in maniera crescente a rivolgersi ad altri vettori, rendendo impossibile la soluzione della crisi poichè dopo i clienti fuggiranno anche gli investitori potenziali. Il progetto di passaggio proprietario deve essere pertanto il più semplice possibile e poiché deve risultare realizzabile in poche settimane non può permettersi di richiedere cambiamenti nel quadro normativo che accrescerebbero tempi e incertezza. Se non risponderà a questi requisiti rischierà di risultare inutile.
Nessun commento:
Posta un commento