sabato 14 luglio 2007

Poste: la concorrenza (non) può attendere

Sembra che l'ultima tappa del processo di liberalizzazione dei servizi postali in Europa sia destinato a spostarsi ancora nel tempo. Inizialmente prevista per il 2006, l'abolizione della riserva legale per i plichi che pesano meno di 50 grammi, che gli stati possono (non devono, ma lo fanno ben volentieri) riconoscere al fornitore del servizio universale (da leggersi:
ex monopolista pubblico) potrebbe verificarsi nel 2011. Salvo ulteriori dilazioni, e con un certo margine di eccezioni...

Il Parlamento Europeo ha infatti emendato con ampia maggioranza la proposta della commissione di aprire alla concorrenza l'ultimo, e più consistente, segmento di mercato: la proposta dovrà ora tornare indietro, secondo la procedura di codecisione, alla ricerca di un compromesso.

Si tratta di una decisione gravissima, che non solo rallenta l'apertura alla concorrenza, e gli inevitabili benefici che questa arreca, ma in più danneggia gli operatori – diversi dall'incumbent – che hanno investito in un mercato prossimo alla liberalizzazione, e che questa liberalizzazione vedono allontanarsi di anno in anno. Ma non tutto il male viene per nuocere, secondo Sergio Bellucci, di Rifondazione Comunista: «questo è un segnale evidente della crisi strategica delle liberalizzazioni del settore. I servizi in rete dimostrano sempre più la loro valenza pubblica, rivelandosi asset vitali per la collettività. Il governo deve prenderne atto ripensando nel complesso la sua politica industriale nei settori dei beni comuni».

Proprio perché essenziali per la collettività, questi servizi non possono essere sottratti alla concorrenza, che permette di razionalizzarne l'utilizzo attribuendo il controllo delle risorse all'operatore che meglio sa utilizzarle: il governo dovrebbe prenderne atto rimodulando la sua azione all'insegna di una maggiore incisività nel portare avanti una riforma utile e giusta. Utile per i consumatori, che vedrebbero migliorata la qualità dei servizi, e giusta nei confronti di chiunque voglia entrare nel mercato, che non debba incontrare barriere di diritto - la riserva legale - o di fatto - il controllo della rete da parte di uno dei concorrenti.

È paradossale, ma non troppo, che Rifondazione si schieri a favore del colosso parastatale Poste Italiane, senza preoccuoparsi dei 2-3000 dipendenti delle diverse agenzie private di recapito private che rischiano in questi giorni di chiudere i battenti perché, allo scadere dei contratti stipulati con Poste per il periodo transitorio che doveva terminare nel 2006, il nuovo bando, emesso con il beneplacito del governo, è fortemente penalizzante. Troppo spesso si dimentica che difendere la concorrenza significa innanzitutto difendere il diritto di chi vuole, e sa, lavorare bene ad entrare nel mercato.

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