venerdì 19 settembre 2008

16 capitani prudenti e il coraggio del mercato (Italianerie)

Il piano Fenice era antitetico al mercato. Nel mercato, infatti, chi valuta un bene (che può anche essere un'azienda) più del prezzo richiesto lo compra e chi lo valuta di meno lo vende. Nel caso Alitalia, invece:
1) a Air France che era disponibile a pagarla, accollandosi tutti i debiti, è stato impedito di comperarla;
2) a CAI, che non era disponibile a pagarla, è stato 'tagliato' un abito normativo su misura e permesso di acquistare 'à la carte' solo gli asset più interessanti e di lasciare i debiti alla 'bad company'.
Il piano inoltre:
1) imponeva ai contribuenti (che ne avrebbero fatto volentieri a meno) di pagare per sette anni senza metter piede sugli aerei l'80% dello stipendio a 3 o 6 mila dipendenti considerati da CAI in esubero. Invece:
2) vi sono diversi milioni di consumatori tuttora disposti, su base volontaria, a pagare il 100% dello stipendio alle stesse persone, che non considerano in esubero, purchè siano in grado di farli viaggiare in aereo alle tariffe consuete (questa disponibilità è nota in economia come 'domanda').
Ora che con la rinuncia di CAI la new company si è dissolta, l'altra compagnia, quella dei contribuenti, è un pò meno bad e il mercato si è preso una bella rivincita: ha bloccato i 16 imprenditori di stato (di fronte ai quali noi liberisti dovremmo rendere omaggio alle vecchie partecipazioni statali) e per farlo si è avvalso di 6 sindacati dei quali tutto si può dire tranne che del mercato siano amici (e forse dopo questa esperienza un pò meno nemici diverranno, se sono in grado di apprendere).
Un bel contrappasso, non c'è che dire: se Alitalia fallirà, come non speriamo, sarà una soluzione di mercato e se Alitalia sarà finalmente venduta prima del fallimento a chi forse è ancora disponibile a pagare per averla, sarà un'altra soluzione di mercato (meno traumatica della precedente). In ogni caso, e con grande soddisfazione, la bandiera tricolore possiamo ammainarla dai velivoli per usarla in futuro in circostanze più adeguate.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Dubito fortemente del punto 2. Credo che qualsiasi altra compagnia che (forse) rileverà Alitalia nelle prossime ore deciderà di lasciare a casa qualcuno. Difficilmente si prenderà tutto l'equipaggio, confermando pure gli ""schemi di democrazia interna"". Si può certamente dire che Colaninno & C fossero imprenditori di Stato, però almeno nella contrattazione con le parti sociali non si sono calati le braghe e non hanno ceduto alle pressioni dell'ANPAC e delle altre novemila sigle sindacali. O mi sbaglio?
Giovanni

ugo arrigo ha detto...

Air France avrebbe ridotto le attività di Alitalia di circa il 22% (rispetto al 2006) ma con l'orario estivo 2007, entrato in vigore a inizio aprile, Alitalia ha già realizzato autonomamente una riduzione dell'offerta del 16%. Il piano CAI-Intesa riduce del 44% l'insieme di Alitalia e AirOne, in realtà assorbendo il 100% degli aerei di AirOne e solo il 40% di quelli di Alitalia.
Non sono notoriamente tenero con i sindacati e ne ho criticato in molte occasione il ruolo improprio di azionisti di fatto delle aziende pubbliche (permesso peraltro dalla latitanza della politica). In questa occasione sarei stato d'accordo se CAI avesse detto:
Signori, non c'è posto per tutti e i costi sono troppo elevati; è quindi necessario risparmiare il 30% del costo del personale (ad esempio attraverso: dipendenti -16% e salari pro capite -16%).
Invece è stato detto:
Signori, poichè useremo solo 137 aerei rispetto ai 243 delle due compagnie (perchè anche se i passeggeri ci sarebbero non abbiamo abbastanza soldi per far volare più aerei) allora nella CAI c'è posto solo per il 60% dei piloti ai quali daremo solo il 70% della remunerazione precedente (in questo modo risparmiando ben il 58% della precedente massa salariale). Poichè neanche O'Leary avrebbe preteso tanto, non mi stupisce che lo abbiano mandato a quel paese, evitando a noi consumatori il primo caso al mondo di una compagnia low cost e high fares.
Colaninno si è opposto ai sindacati con finalità almeno in parte non condivisibili: far ricadere sul personale il fatto che la cordata ha messo a disposizione troppo pochi soldi rispetto a quelli necessari (servirebbero almeno 2,5 miliardi per rilanciare la compagnia). I sindacati si sono opposti per ragioni, almeno in parte, condivisibili.

ugo arrigo ha detto...

Air France avrebbe ridotto le attività di Alitalia di circa il 22% (rispetto al 2006) ma con l'orario estivo 2007, entrato in vigore a inizio aprile, Alitalia ha già realizzato autonomamente una riduzione dell'offerta del 16%. Il piano CAI-Intesa riduce del 44% l'insieme di Alitalia e AirOne, in realtà assorbendo il 100% degli aerei di AirOne e solo il 40% di quelli di Alitalia.
Non sono notoriamente tenero con i sindacati e ne ho criticato in molte occasione il ruolo improprio di azionisti di fatto delle aziende pubbliche (permesso peraltro dalla latitanza della politica). In questa occasione sarei stato d'accordo se CAI avesse detto:
Signori, non c'è posto per tutti e i costi sono troppo elevati; è quindi necessario risparmiare il 30% del costo del personale (ad esempio attraverso: dipendenti -16% e salari pro capite -16%).
Invece è stato detto:
Signori, poichè useremo solo 137 aerei rispetto ai 243 delle due compagnie (perchè anche se i passeggeri ci sarebbero non abbiamo abbastanza soldi per far volare più aerei) allora nella CAI c'è posto solo per il 60% dei piloti ai quali daremo solo il 70% della remunerazione precedente (in questo modo risparmiando ben il 58% della precedente massa salariale). Poichè neanche O'Leary avrebbe preteso tanto, non mi stupisce che lo abbiano mandato a quel paese, evitando a noi consumatori il primo caso al mondo di una compagnia low cost e high fares.
Colaninno si è opposto ai sindacati con finalità almeno in parte non condivisibili: far ricadere sul personale il fatto che la cordata ha messo a disposizione troppo pochi soldi rispetto a quelli necessari (servirebbero almeno 2,5 miliardi per rilanciare la compagnia). I sindacati si sono opposti per ragioni, almeno in parte, condivisibili.